I mercati di Traiano sono un complesso di costruzioni unitarie, progettato dall'architetto Apollodoro di Damasco, sorto per il sostentamento e occultamento dello spazio dove fu eseguito il taglio, realizzato con una serie di gradini successivi, della collina del Quirinale. Dato che la sua costruzione è in mattoni e lo studio dei bolli laterizi permette di datarlo nel primo decennio del II secolo si può dedurre che abbia preceduto quella del Foro. Si può stabilire anche che alcuni settori della parte più bassa del monumento sono domizianei mentre il resto del complesso appartiene all'opera di Traiano.
Dato che i Mercati di Traiano non vengono menzionati in fonti letterarie classiche, resta ancora di difficile interpretazione la funzione di tale complesso. E' difficile capire a cosa servisse la struttura anche perché successivamente all'età imperiale gli edifici vennero utilizzati per diversi scopi. Nel Medioevo varie famiglie nobili frazionarono il complesso trasformandolo nel castellum Miliciae, con la Torre delle Milizie, costruita in più fasi a partire dal '200. Nel '500 vengono riuniti gli edifici dalla famiglia Conti ma già nella seconda metà i Mercati vengono occupati dal convento di S. Caterina da Siena, apportando altre modifiche agli edifici antichi. Dopo l'unità d'Italia e la proclamazione di Roma capitale nel 1885 subentra la caserma "Goffredo Mameli".
Questo grande patrimonio architettonico è stato riportato in luce per iniziativa del Governatorato di Roma nel 1926-34, nell’ambito della grande impresa che portò alla distruzione del quartiere Alessandrino, allo scavo dei Fori Imperiali e alla realizzazione di via dell’Impero.
Corrado Ricci riesce ad eseguire il progetto di isolamento delle strutture romane imperiali. Egli pensò di aver individuato un "centro commerciale della Roma antica". Questa interpretazione fu poi ripresa da altri studiosi finché Giuseppe Lugli suggerì che potessero essere la sede degli Arcarii Caesariani (ufficiali del fisco Imperiale).
Guido Di Nardo nel 1930 pensò di identificarlo con una caserma di vigili o di pretoriani.
Questa ipotesi dell'insediamento militare è stata recentemente riproposta nel quadro di una complessiva tendenza alla revisione della interpretazione tradizionale dei Mercati di Traiano, per i quali è stata anche sostenuta la funzione di contenitore di uffici afferenti a una prefettura.
Infine, a seguito del ritrovamento dell'epigrafe del procurator Horatius Rogatus si è pensato che i Mercati di Traiano potessero essere in qualche modo collegati al Foro in chiave amministrativa, come edifici di servizio e di supporto per l'alloggio degli addetti al funzionamento e/o come contenitore di materiali connessi allo svolgimento delle attività del complesso.
Un particolare architettonico dell'edificio della Grande Aula è stato confrontato con un edificio pubblico di Ostia Antica nel quale viene interpretato come costruzione rettangolare adibita a vendita o controllo posta in corrispondenza degli ingressi di una Caserma dei Vigili.
Un'epigrafe del 1876 sembra avvalorare la destinazione come caserma dei vigili, infatti pare che nella zona, se non addirittura nei Mercati stessi, vi fosse acquartierata la statione Coorte VI responsabile della Regio VIII.
Al momento questa ipotesi sembra la più plausibile per l'interpretazione del corpo di fabbrica con la Grande Aula assieme a quella di edificio di supporto al Foro di Traiano legata all'epigrafe del procurator Horatius Rogatus.
Negli altri settori dei Mercati possiamo ragionevolmente individuare: Una domus aristocratica (Corpo Centrale), un'insula di appartamenti (Insula lungo la Salita del Grillo), un edificio per l'approvvigionamento e la distribuzione dell'acqua (edificio con cisterna nel Giardino delle Milizie) e molte tabernae distribuite principalmente lungo le strade.
Credit: I Fori Imperiali e i Mercati di Traiano di Roberto Meneghini
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