Tempio di Giove Capitolino nel Palazzo dei Conservatori ai Musei Capitolini |
Il tempio di Giove Ottimo Massimo, Giunone e Minerva era il santuario delle divinità protettrici di Roma.
Fu edificato da Tarquinio Prisco (616-579 a.C.) duplicando il tempio del santuario di Iuppiter Latiaris (Monte Albano) area sacra dei popoli latini. Tarquinio Prisco in questo modo voleva spostare il centro politico dei latini nella città di Roma, inoltre promise agli dèi l'elevazione del Tempio in caso di vittoria contro i Sabini.
Venne eretto sul Monte Tarpeo livellandolo sulla cima occidentale e venne costruita una cinta muraria di contenimento. Tarquinio il Superbo, succeduto al padre, non poté terminare l'opera in quanto cacciato dai romani in rivolta contro la monarchia.
Fu inaugurato in età repubblicana nel 509 a.C. dal console Orazio Pulvillo.
La storia ci racconta che l'area era già occupata da piccoli edifici di molteplici divinità. Queste, interpellate dagli auruspici, acconsentirono allo spostamento del loro luogo di culto, tutti a parte Terminus e Juventas i quali vennero inglobati nel nuovo tempio.
Una leggenda ci tramanda che durante lo scavo venne rinvenuto una testa integra (da qui Caput) perfettamente conservata, forse appartenente al condottiero Aulo Vibenna, ma appare più probabile l'appartenenza alla statua dell'antica dea Tarpeia, dea del combattimento e della morte, visto che dalla rupe Tarpea si gettavano i traditori.
Da quel momento il colle fu chiamato Capitolium e da questo prodigio si capì che Roma da lì in poi sarebbe stata al centro del potere.
Le sue dimensioni si conoscono grazie a Dionigi di Alicarnasso. Il tempio era lungo circa 200 piedi (60 m) e la larghezza era di poco inferiore alla lunghezza.
Aveva il fronte con tre filari di colonne, e il perimetro contornato da una sola colonna. Il Tempio era aerostilo, in quanto le colonne erano molto distanti tra loro. Per questo tipo di costruzione gli architravi di pietra sarebbero stati troppo pesanti, per cui vennero costruiti in legno.
Aveva tre stanze, la centrale era quella di Giove, la laterale di destra quella di Minerva e quella di sinistra di Giunone.
Le dimensioni colossali (62x54 m) si comprendono meglio se si confrontano con quelle del Foro Boario (10,60x10,60 m)!
La decorazione del Tempio, della statua di Giove (vestito con gli abiti e le insegne della regalità, corona, scettro toga purpurea e fascio di fulmini, poi indossate dai condottieri nel giorno del trionfo), e delle statue di culto, in terracotta, furono commissionate da Tarquinio il Superbo a Vulca, un coroplasta di Veio. Sempre ad artisti di Veio fu commissionata anche la quadriga di terracotta sul tetto. Secondo la leggenda sembra che durante la cottura la quadriga si sia ingrandita talmente da spaccare il forno. Questo prodigio venne interpretato come l'espansione del governo di Roma.
La storia del Tempio perciò è legata all'espansionismo romano, qui si svolgevano i riti precendenti la partenza per le guerre e al tempo stesso le processioni trionfali accordate dal Senato ai generali vittoriosi.
Inoltre in una teca di marmo vi si custodivano i Libri Sibyllini, una raccolta oracolare che veniva consultata in tempo di grave crisi per avere risposte risolutive.
Divenne il simbolo della città di Roma e spesso fu riprodotto nelle città fondate.
Il Tempio venne completamente distrutto a causa di un incendio nell'83 a.C. e fu ricostruito su ordine di Silla dal console Lutazio Catulo. Fu inaugurato di nuovo nel 69 a.C. e mentre il Tempio rimase della struttura precedente, la statua di Giove fu realizzata in marmo prendendo ispirazione dallo Zeus di Olimpia. Restaurato da Augusto fu di nuovo distrutto, sempre da un incendio, nel 69 d.C. a causa delle lotte tra i partigiani di Vespasiano e quelli di Vitellio. Venne restaurato da Vespasiano e nell'80 d.C. di nuovo un incendio lo distrusse.
La ricostruzione fu avviata da Tito e terminata da Domiziano. Nell'epoca di Domiziano fu impiegato lo stesso marmo del Partenone di Atene, furono introdotti nuovi elementi decorativi tipici corinzi, i tetti furono coperti di tegole in bronzo e le porte furono rivestite in oro. Al suo interno fu collocata una statua crisoelefantina (avorio e oro) di Giove, opera dello scultore Apollonios figlio di Nestore.
Il tempio era ancora intatto intorno al IV secolo, poi a causa delle spoliazioni non è rimasto che il basamento del Tempio più antico.
Credit: Musei Capitolini, Elevamente al cubo
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