I Romani appresero dell'uso delle Terme dai Greci.
Nelle terme greche vi erano, oltre i bagni caldi, palestre, portici e giardini per il passeggio e per i giochi atletici che si potevano osservare da una specie di teatro. Vi si trovavano anche le exedrae (emicicli) dove filosofi e oratori declamavano e i poeti recitavano i loro versi. Vi erano gallerie di statue, quadri, biblioteche.
Le prime Terme romane furono quelle di Agrippa e quelle di Nerone, entrambi vicino al Pantheon nel campo di Marte (Marzio).
Le Terme di Tito sono state costruite nell'80 e si trovavano tra il Colosseo e l'attuale San Pietro in Vincoli, nel Colle Oppio. Visti i brevi tempi per la costruzione, si suppone che siano sorte nella zona dei bagni privati della Domus Aurea, così da utilizzarne la struttura. Pare, secondo Andrea Palladio, che la costruzione sia iniziata sotto Vespasiano. Il dislivello dal Colosseo di circa 17,5 m fu reso agibile da una grande scalea, da cui si poteva accedere dallo stesso anfiteatro.
E' grazie ad Andrea Palladio, che ne disegnò la pianta nel XVI secolo, se oggi conosciamo abbastanza bene la prima costruzione di Terme Imperiali. Infatti dai resti odierni possiamo immaginare ben poco. Le terme imperiali si differenziavano da quelle repubblicane da ambienti disposti su un unico asse, dalla fusione del ginnasio con le vere e proprie terme.
Terme di Tito - Andrea Palladio |
In
seguito Domiziano, Traiano e Adriano vi fecero delle aggiunte
dimodoché ogni parte di esse prese il nome dell'Imperatore da cui
venne costruita. Il complesso termale si allargò fino alla chiesa di
S. Martino, nonostante ciò era più piccolo di quello che poi fece
costruire Caracalla, anche se architettonicamente era più bello.
L'elemento scenografico rimase una particolarità rispetto ai successivi edifici del II e III sec., accumunando le terme di Tito alle altre architetture dell'epoca flavia. Notevole è anche l'uso complesso e organico delle volte a crociera che non ha quasi pari in edifici coevi.
Vicino alle Terme c'era il palazzo di Tito che all'interno poteva
esibire il celebre gruppo di Laoconte, ritrovato nella vigna de
Fredis, fra le Sette Sale e S. Maria Maggiore, al tempo di Giulio II;
gruppo che oggi è esposto nei Musei Vaticani.
Musei Vaticani: Gruppo Laoconte
Il complesso subì un precoce processo di abbandono e la maggior parte dei materiali vennero utilizzati per l'edificazione di palazzi e chiese (le cappelle laterali della Chiesa del Gesù o la vasca riutilizzata per la fontana del Cortile del Belvedere in Vaticano, ora alla Sala Rotonda.
Ai primi del Novecento nel Colle Oppio c'era il roseto comunale e vi erano piantate oltre 2000 rose.
Quando venne ridisegnato da Raffaele De Vico nel 1928-32 le rovine ancora visibili nel Cinquecento, sparirono completamente.
Ne restano tracce visibili in via Nicola Salvi ad un livello più basso (i pilastri laterizi con semicolonne prospicienti il Colosseo appartengono al portico di accesso).
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