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lunedì 25 maggio 2020
I MERCATI DI TRAIANO
giovedì 21 maggio 2020
FORO TRANSITORIO o DI NERVA
La trasformazione in Foro avvenne ad opera dell’imperatore Domiziano (81-96 d.C.), tuttavia egli fu assassinato nel 96 e l'inaugurazione avvenne nell'anno 97 a cura di Nerva, suo successore (96-98 d.C.), a nome del quale il Foro è infatti tuttora conosciuto.
Gli interventi edilizi ebbero luogo in un arco temporale di circa 15 anni per un totale di:
11.000 m cubi di opera,
4537 m cubi di marmo distribuiti per oltre 3000 nella decorazione e nel rivestimento delle pareti della piazza, per più di 700 nel lastricato della piazza stessa e per i rimanenti 738 nella decorazione e nel rivestimento del tempio di Minerva (perlopiù di marmo bianco Lunense, di Carrara),
17.700 mc di calcestruzzo per le fondazioni.
Collegata al muro perimetrale tramite tratti di architrave vi era una fila di circa 44 colonne ciascuna con un volume di 8 metri cubi, per un totale di 352 metri cubi. Colonne appena sporgenti in pavonazzetto (proveniente dall'odierna Turchia e di colore bianco con venature violacee) con capitelli corinzi. Di queste due in particolare sono visibili e sono note tradizionalmente come "le Colonnacce".
Chiamate in questo modo perchè ridotte in ruderi, ma ancora esistenti dopo ben XIX secoli!
Al di sopra del fregio vi è un rilievo che mostra una figura femminile con elmo e scudo. Questa figura interpretata sempre come un’immagine di Minerva, sembra sia in realtà la personificazione dei Pirusti, popolazione balcanica assoggettata dai romani. A seguito della scoperta di altre 2 figure simili (una esposta al museo dei Fori Imperiali) si è ipotizzato che l'attico del Foro fosse decorato dai popoli dell'Impero Romano.
Passando all'emiciclo orientale del Foro di Augusto, esso fu conservato e gli fu addossato il Tempio di Minerva, caratterizzato da sei alte colonne in facciata e da un timpano particolarmente inclinato.
Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore |
mercoledì 20 maggio 2020
STADIO DI DOMIZIANO
Stadio di Domiziano Pazza Navona |
L’edificio era raggiungibile attraverso tre gradini ricavati direttamente tra i pilastri; era circondato da un’area pavimentata in lastre di travertino, sistemazione che facilitava l’accesso per il pubblico lungo tutto il perimetro. Le gradinate poggiavano su un sistema, che si ripete: ambulacro esterno, mediano e interno.
La fuga delle gradinate era spezzata in corrispondenza degli assi principali da palchi destinati all'imperatore e alle autorità civili e religiose.
Stadio di Domiziano |
Stadio di Domiziano |
Stadio di Domiziano |
Un aureo di Settimio Severo coniato dopo l'anno 202 d.C. mostra sul rovescio, in pianta e in prospetto, lo Stadio.Nella pista priva di spina e di obelisco, e pertanto non confondibile con un circo, sono raffigurati gli atleti intenti nella corsa nella lotta e nel pugilato e nel centro la proclamazione e l'incoronazione del vincitore; nella tribuna coperta con il baldacchino seduto il giudice di gara o forse l'imperatore.
Nella moneta sono riportati gli elementi essenziali del monumento e viene dato particolare risalto alla presenza di statue nei fornici superiori.
Conio epoca Settimio Severo |
E' noto che nelle immediate vicinanze dello Stadio sono stati rinvenuti gruppi marmorei e statue singole, opere di insigni artisti, che probabilmente erano ubicati nei fornici superiori o collocate nelle nicchie delle aule del piano terreno come Pasquino (gruppo raffigurante Patroclo morente sorretto da Menelao). Si ricorda inoltre un torso simile all’Apollo Liceo di Prassitele rinvenuto durante gli scavi dell’emiciclo e conservato nel monumento. L’opera di Prassitele era posta nel Ginnasio di Atene e rende la presenza di una tale statua nello Stadio di particolare significato.
Torso somigliante all'Apollo Liceo |
Oltre a questi si ritengono pertinenti all’edificio un frammento di un’oca coperta in parte da un lembo di mantello riconducibile al Pothos di Skopas,
Oca del Pothos di Skopas |
un torso in marmo riconosciuto come una copia dell’Atleta che si unge tipo Monaco, rinvenuto nel 1940 in via Zanardelli, una testa pertinente all’Apollo tipo Kassel di Fidia, e l’ Ermes che si allaccia il sandalo di Lisippo.
Quindi tutte repliche di noti originali greci che ritraggono figure del mondo eroico e atletico adeguate alla decorazione di un edificio dedicato agli sport e agli ideali che ispiravano gli agoni.
Al tempo di Macrino (217 d.C.), in seguito all'incendio che aveva devastato il Colosseo, lo Stadio subì lavori di adattamento per ospitare i giochi gladiatori e al tempo di Alessandro Severo (228 d.C.) venne restaurato.
Curiosità:
L’imperatore Domiziano fece trasportare l'obelisco, che oggi è al centro di Piazza Navona, dalla città egiziana di Assuan, poi, seguendo una prassi insolita, vi fece incidere i geroglifici che lo decorano e che cantano le lodi dell’imperatore. Domiziano vi è anche raffigurato, tra due divinità, nel momento di ricevere una corona. Non si conosce con esattezza la collocazione originaria che Domiziano aveva scelto per l’obelisco, forse il santuario di Iside in Campo Marzio. Nel IV secolo d.C., l’imperatore Massenzio lo fece trasportare nel Circo della sua Villa sull’Appia. Crollato nel medioevo, fu recuperato da Papa Innocenzo X Pamphilj e collocato al centro di Piazza Navona, all’interno del progetto di celebrazione della sua casata, realizzato nel 1651 da Gian Lorenzo Bernini. Sormontato dalla colomba dello Spirito Santo, stemma araldico della famiglia papale, l’obelisco divenne il fulcro della celebre Fontana dei Quattro Fiumi.
Piazza Navona |
Il pancrazio |
I resti dello Stadio di Domiziano sono stati dichiarati dall’ Unesco patrimonio dell’umanità e sottoposti a tutela indiretta con Decreto Ministeriale del 7 Aprile 1954.
lunedì 18 maggio 2020
ARCO DI TITO
Arco di Tito |
L'arco onorario, nella sua variante Trionfale, è fra i monumenti più tipici dell'architettura romana. L'arco perde le sue funzioni strutturali di sostegno e di passaggio e diviene una presenza simbolica che indica un limite ideale o una soglia da attraversare. Deriva dal valore del gesto di passare sotto, passaggio che può significare anche la transizione tra lo spazio sacro e quello profano. A questo significato simbolico si affianca poi la funzione prevalente di supporto per statue, iscrizioni e pannelli illustrati per onorare un personaggio pubblico. Plinio avvalora questa interpretazione descrivendo le colonne come simbolo di elevazione al di sopra degli altri mortali.
Gli Imperatori quindi, erano soliti costruire dei monumenti che ricordassero le loro imprese. Questa tradizione era già in uso nel periodo repubblicano ma non ve ne sono resti. Si è venuti a conoscenza che da Augusto in poi il potere di deciderne la costruzione è riservato al Senato. In questo modo il monumento diviene uno strumento ufficiale di esaltazione celebrativa-commemorativa e uno strumento di propaganda della politica imperiale.
L’esistenza dell’arco si lega alla cerimonia del trionfo (triumphus), il più solenne riconoscimento tributato a un condottiero da parte del popolo romano. Per aspirare a un tale onore, si rispettano alcune precise regole:
l’autorizzazione è data tramite una delibera del Senato;
il condottiero deve esercitare, il giorno della battaglia, l’autorità suprema;
la vittoria deve essere riportata in una guerra contro un popolo straniero (non in una guerra civile, contro altri cives romani) e devono essere stati uccisi in una sola battaglia non meno di cinquemila nemici.
Il più antico arco onorario a Roma è proprio quello che Domiziano, tra l'81 e il 90 d.C., fece erigere per commemorare il fratello Tito e il padre Vespasiano, appartenenti alla famiglia dei Flavi (la stessa dinastia del Colosseo).
L'epigrafe recita:
Senatus / populusque romanus / divo Tito divi Vespasiani f(ilio) / Vespasiano Augusto.
Il Senato e il popolo romano al divino Tito, figlio del divino Vespasiano, Vespasiano Augusto.
Epigrafe |
All'esterno otto colonne corinzie, impostate su alti plinti modanati, sorreggono la trabeazione decorata da un piccolo fregio continuo su cui si snoda una processione trionfale. Due Vittorie alate sono poste negli archivolti.
Le dee della Vittoria negli archivolti |
All'interno il fornice è coperto da una lussuosa volta a botte cassettonata al cui centro è scolpita un'aquila che sorregge il ritratto di Tito, allusione alla sua apoteosi, cioè alla sua assunzione fra gli dèi dopo la morte.
Tito sorretto da un'aquila |
Sulle pareti interne, due grandi pannelli scolpiti fanno ala al passaggio dello spettatore.
domenica 17 maggio 2020
TERME DI TITO
Terme di Tito - Andrea Palladio |
sabato 16 maggio 2020
IL COLOSSEO (ANFITEATRO FLAVIO)
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