Ricostruzione Domus Aurea |
Vorrei spiegare il particolare inizio di questa lettura.😅
Tenendo in considerazione le teorie psicoanalitiche, emerse durante la stesura della storia, ho pensato di non condannare Nerone, non essendo presente ai suoi tempi, per fortuna, ma di concedergli un'attenuante per la sua particolare personalità . Una sorta di riabilitazione per un folle sognatore.
Ma addentriamoci subito nella storia...
C'era una volta...
Agrippina Minore, madre di Nerone, poteva vantare, come nessun altra, le sue origini Imperiali.
Sua nonna Giulia era la figlia di Augusto (Imperatore) e di Marco Vipsanio Agrippa, suo fratello era Caligola (altro Imperatore). Fu sposa di Lucio Tiberio Enobarbo, padre di Nerone, e alla sua morte sposa dello zio Claudio (altro Imperatore).
Albero Genealogico di Nerone |
Agrippina riuscì ad ottenere da Claudio la revoca dell'esilio di Seneca, allo scopo di insignirlo come precettore di Nerone.
Nerone visse per un periodo con la zia Domizia Lepida, dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza (il periodo in cui Agrippina era in esilio a causa della congiura contro Caligola). Fu costretto, suo malgrado, a testimoniare contro di lei a causa della gelosia della madre, la quale fece condannare a morte la sorella dall'Imperatore Claudio. Egli fu inoltre obbligato a fidanzarsi con Ottavia, figlia di Claudio, ancor giovane.
Nerone visse per un periodo con la zia Domizia Lepida, dalla quale avrebbe imparato l'amore per lo spettacolo e per la danza (il periodo in cui Agrippina era in esilio a causa della congiura contro Caligola). Fu costretto, suo malgrado, a testimoniare contro di lei a causa della gelosia della madre, la quale fece condannare a morte la sorella dall'Imperatore Claudio. Egli fu inoltre obbligato a fidanzarsi con Ottavia, figlia di Claudio, ancor giovane.
In
questo modo Agrippina era riuscita a indirizzare Nerone verso la
successione dell'Impero.
Infatti
fu adottato ufficialmente da Claudio, il quale morì nel 54 a causa
di un avvelenamento da funghi (probabilmente orchestrato da
Agrippina).
Nerone
così diventa Imperatore a soli 17 anni, sotto la tutela di
Agrippina, la quale voleva che egli regnasse ma non che governasse, e
del filosofo Seneca, il quale cerca di indirizzarlo sulla via della
clemenza.
Due
adulti sicuramente ingombranti che gli propongono modelli
contrastanti, Da questo tutorato morale, culturale e politico, Nerone
ne uscirà molto provato. Certamente si deve anche a questo il fatto
che egli sarebbe rimasto per sempre un adolescente nevrotico, turbato
e nevrastenico.
Il
primo quinquennio del regno di Nerone viene considerato "buono"
in quanto si mostra, come Principe clemente, verso i senatori.
Successivamente Nerone si libera di questa tutela e comincia a
governare a modo suo. Uccide dapprima la madre Agrippina (una sorta
di legittima difesa per evitare di essere ucciso a sua volta) e
successivamente la moglie Ottavia, il prototipo della brava ragazza e
della buona matrona romana che Nerone odia perchè è molto lontana
da lui e gli è stata imposta come fidanzata da ragazzo. La carriera
criminale di Nerone si intreccia con quella smagliante di poeta e
cantante. Si presenta al popolo come un poeta che porta agli uomini,
suonando la cetra, il gusto dell’arte e le consolazioni della bella
musica. Un nuovo modo di fare politica a cui gli ambienti
tradizionalisti non sono preparati ma che il popolo capisce subito.
La
città di Roma all’epoca aveva circa un milione di abitanti,
concentrati in una zona che oggi ne conta trecentomila. Una cifra
enorme considerando che la maggior parte delle città dell’Impero
ne avevano da mille a cinquemila. Una città chiassosa e disordinata,
cresciuta in fretta perchè c’erano stati ingenti ondate di
immigrazione. Esistevano delle regole edilizie che aveva voluto
Augusto. Egli stabilì che gli edifici non superassero i 4 o 5 piani,
ma anche all’epoca si aggiravano le norme, quindi molti edifici
vennero costruiti in legno, con materiali scadenti, e spesso
crollavano o bruciavano. Bruciavano perchè all’epoca si
utilizzavano lampade ad olio e non c’era acqua corrente. Augusto
aveva anche organizzato un corpo dei Vigili del Fuoco, però i mezzi
tecnici che avevano all’epoca, permettevano appena di distruggere
l’area intorno alle case per evitare che l’incendio propagasse,
ma non avevano le possibilità tecniche significative per estinguere
il fuoco.
Questa
era la situazione al 18 luglio dell'anno 64, giorno in cui scoppiò
il devastante incendio:
Descrizione
di Tacito
L’incendio
iniziò dal Circo Massimo per estendersi verso i colli Palatino e
Celio, dove le botteghe piene di merci infiammabili, subito divampò,
alimentato dal vento. Non c'erano palazzi con recinti e protezioni o
templi circondati da muri o altro che facesse da ostacolo. L'incendio
invase, con tutta la sua furia, dapprima il piano, poi risalì sulle
alture per scendere ancora verso il basso, superando, nella
devastazione, qualsiasi soccorso, per la fulmineità del flagello e
perché vi si prestavano la città e i vicoli stretti e tortuosi e
l'esistenza di enormi isolati, di cui era fatta la vecchia Roma.
Nel
racconto di Tacito si fa riferimento anche ad alcune persone che
appiccavano apertamente il fuoco, le quali potevano essere sia
rapinatori che esecutori di un eventuale ordine di Nerone.
Nerone,
che nel frattempo era ad Anzio, tornò alla sua residenza sul
Palatino nella Domus Transitoria, soltanto quando seppe che il fuoco
si stesse avvicinando. Fece comunque in modo che il popolo rimasto si
potesse riparare, e potesse essere rifornito dei beni di prima
necessità .
Questo
non bastò a conquistare il popolo in quanto circolò la voce che,
mentre Roma era alle fiamme, egli cantò la caduta di Troia
raffigurando nell’antica sciagura quella attuale. Dopo il sesto
giorno il fuoco sembrò domato, ma divampò di nuovo, e dato che
partì dai giardini di proprietà di Tigellino si ebbe la sensazione
che Nerone ne approfittò per costruire una nuova città . Di
quattordici quartieri ne rimasero quattro. Bruciarono: il Tempio di
Servio Tullio dedicato alla Luna, la grande ara e il tempietto
consacrato ad Ercole, il tempio votato a Giove Statore da Romolo, la
reggia di Numa e il Tempio di Vesta con tutte le divinità del popolo
romano, poi, tutte le ricchezze accumulate con tante vittorie,
capolavori dell'arte greca e i testi antichi e originali dei grandi
nomi della letteratura.
Incendio di Roma RAI Storia - Incendio di Roma |
Nerone, quindi, ne approfittò per costruirsi un palazzo dove destassero meraviglia le pietre preziose, l’oro e soprattutto prati, laghetti, boschi, distese apriche e vedute panoramiche, il tutto opera di due architetti, Severo e Celere, che avevano avuto l'audacia intellettuale di
creare
con l'artificio ciò che la natura aveva negato, sperperando le
risorse del principe. Sulle aree della città che
restavano libere dopo la costruzione della Domus Aurea, si costruì
la nuova città aumentando l’ampiezza delle strade, ponendo nuovi
limiti all’altezza degli edifici con cortili e portici per
proteggere le facciate degli isolati. Incentivò la ricostruzione
aumentando le disponibilità economiche di ciascuno e l’utilizzo di
pietre provenienti da Gabi o Albano perchè refrattarie al fuoco.
Dispose anche l’utilizzo pubblico dell’acqua e che gli edifici
non avessero pareti in comune. Destinò le macerie ad Ostia tramite
le navi che risalivano il Tevere facendole tornare cariche di
frumento. Tuttò ciò, però, non bastò a deviare i sospetti su di
lui, perciò fece ricadere la colpa sui cristiani e iniziarono le
persecuzioni.
DOMUS AUREA
L’imperatore Nerone dopo il devastante incendio del 64 d.C., che distrusse gran parte di Roma, iniziò la costruzione di una nuova residenza, la Domus Aurea.
DOMUS AUREA
L’imperatore Nerone dopo il devastante incendio del 64 d.C., che distrusse gran parte di Roma, iniziò la costruzione di una nuova residenza, la Domus Aurea.
Progettata
dagli architetti Severus e Celer e decorata dal
pittore Fabullus, la reggia era costituita da una serie di
edifici separati da giardini, boschi e vigne e da un lago
artificiale, situato nella valle dove oggi sorge il Colosseo. I
nuclei principali del palazzo si trovavano sul Palatino e
sul colle Oppio ed erano celebri per la sontuosa decorazione in cui a
stucchi, pitture e marmi colorati si aggiungevano rivestimenti in oro
e pietre preziose. L’enorme complesso comprendeva, tra l’altro,
bagni con acqua normale e sulfurea, diverse sale per banchetti, tra
cui la famosa coenatio rotunda, che ruotava su se stessa, e un
enorme vestibolo che ospitava la statua colossale dell’imperatore
nelle vesti del dio Sole.
Dopo la
morte di Nerone i suoi successori vollero cancellare ogni traccia
venne riempita di terra fino alle volte per essere utilizzata come
sostruzione per altri edifici.
Le parti
oggi visitabili sono quelle sul colle Oppio: ambienti probabilmente
destinati a feste e banchetti che furono interrati rimanendo
sconosciuti sino al Rinascimento. Solo allora, dopo alcuni
ritrovamenti fortuiti, artisti appassionati di antichità come
Pinturicchio, Ghirlandaio, Raffaello e Giulio Romano iniziarono a
calarsi dall’alto in quelle “grotte sotterranee”, per copiare i
motivi decorativi che esse conservavano e che, proprio dalla loro
collocazione, presero il nome di “grottesche”. Ancor oggi il
termine di “pittura a grottesche” è utilizzato per indicare un
genere, diffuso soprattutto nel XVI secolo, che riprende,
rielaborandoli e reinterpretandoli in maniera ludica e fantasiosa, i
motivi della decorazione parietale romana.
Interessante è la descrizione della Domus Aurea che Svetonio ci tramanda nelle “Vite dei Cesari” (“De vita duodecim caesarum”); lui che fu così caustico nel giudicare Nerone, al punto da determinare i luoghi comuni con cui viene ricordato, sembra comunque inchinarsi davanti alla magnificenza creativa dell’opera.
“Però non vi fu nulla in cui sia stato tanto prodigo quanto nell'edificare.Interessante è la descrizione della Domus Aurea che Svetonio ci tramanda nelle “Vite dei Cesari” (“De vita duodecim caesarum”); lui che fu così caustico nel giudicare Nerone, al punto da determinare i luoghi comuni con cui viene ricordato, sembra comunque inchinarsi davanti alla magnificenza creativa dell’opera.
Fatta costruire per sé una casa che dal Palatino andava fino all'Esquilino, dapprima la chiamò «transitoria», poi, quando un incendio la distrusse, la fece ricostruire e la chiamò «aurea».
Per dare un'idea della estensione e dalla sua magnificenza, basterà ricordare i seguenti dati. C'era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sua sembianza, alto centoventi piedi. Era tanto vasta, che nel proprio interno aveva dei porticati a triplo ordine di colonne, per la lunghezza di mille passi, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano come delle città .
Per di più, nell'interno vi erano campagne ricche di campi, vigneti, pascoli e boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. Nel resto della costruzione, ogni cosa era ricoperta d'oro e abbellita con gemme e madreperla.
Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra.
Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque di Albula, e quando alla fine dei lavori, Nerone inaugurò un palazzo di tal fatta, lo approvò soltanto con queste parole: «Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!»”.
Documentario Domus Aurea
Domus Aurea - Interni
Domus Aurea - Esterni
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