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domenica 17 maggio 2020

TERME DI TITO

Terme di Tito

I Romani appresero dell'uso delle Terme dai Greci. 
Nelle terme greche vi erano, oltre i bagni caldi, palestre, portici e giardini per il passeggio e per i giochi atletici che si potevano osservare da una specie di teatro. Vi si trovavano anche le exedrae (emicicli) dove filosofi e oratori declamavano e i poeti recitavano i loro versi. Vi erano gallerie di statue, quadri, biblioteche. 
Le prime Terme romane furono quelle di Agrippa e quelle di Nerone, entrambi vicino al Pantheon nel campo di Marte (Marzio).

Le Terme di Tito sono state costruite nell'80 e si trovavano tra il Colosseo e l'attuale San Pietro in Vincoli, nel Colle Oppio. Visti i brevi tempi per la costruzione, si suppone che siano sorte nella zona dei bagni privati della Domus Aurea, così da utilizzarne la struttura. Pare, secondo Andrea Palladio, che la costruzione sia iniziata sotto Vespasiano. Il dislivello dal Colosseo di circa 17,5 m fu reso agibile da una grande scalea, da cui si poteva accedere dallo stesso anfiteatro.

E' grazie ad Andrea Palladio, che ne disegnò la pianta nel XVI secolo, se oggi conosciamo abbastanza bene la prima costruzione di Terme Imperiali. Infatti dai resti odierni possiamo immaginare ben poco. Le terme imperiali si differenziavano da quelle repubblicane da ambienti disposti su un unico asse, dalla fusione del ginnasio con le vere e proprie terme.

Terme di Tito - Andrea Palladio

Palladio ci elenca anche una legenda per la lettura del prospetto:
A.         Piscina
B.         Portici ove passeggiavano
C. D.    Tempii
E.         Peristili
F.          Luoghi dove ponevansi i vestimenti di quelli che si bagnavano            
G.         Stanze per comodo de' lottatori
H.         Sisto
I.           Untuario
K.          Apoditerio
L.          Passaggi che conducevano all'Ipocausto
M.         Stanze per bagnarsi
N.          Essedre de' filosofi
O.          Teatro
P.           Scale sul pendio del monte Esquilino
Q.          Lizza
R.          Bagni per quelli che non si esercitavano nel Sisto
S.          Scuole e biblioteche
T.           Conisterj
V.           Sferisterj
W.          Bagni per lottatori
X.           Appartamenti di quelli che avevano la cura de' Bagni
Y.           Scale per salire in alto
Z.           Scale per le quali si discendeva nelle Stanze sotterranee per bagnarsi


Le Terme si estendevano su un'area di circa 135 x 120 m della quale oltre la metà era costituita da spazio aperto, una grande terrazza-palestra.
Gli ambienti erano disposti simmetricamente ai lati di un asse centrale. Accedendo dalla scalea di fronte al Colosseo c'era un vasto ambiente aperto e poi si raggiungeva un doppio calidarium (bagni caldi "M" in cartina). Tramite un passaggio centrale che separava i calidari ("K"), a un piccolo tepidario rettangolare ("L"), oltre il quale si trovava il frigidario (bagni freddi "H") e i due tempi simmetrici. Ai lati del frigidarium vi erano una doppia serie di ambienti, due cortili ("E"), due spogliatoi ("G") e due sale di intrattenimento ("V").


Terme di Tito - Andrea Palladio


In seguito Domiziano, Traiano e Adriano vi fecero delle aggiunte dimodoché ogni parte di esse prese il nome dell'Imperatore da cui venne costruita. Il complesso termale si allargò fino alla chiesa di S. Martino, nonostante ciò era più piccolo di quello che poi fece costruire Caracalla, anche se architettonicamente era più bello.
L'elemento scenografico rimase una particolarità rispetto ai successivi edifici del II e III sec., accumunando le terme di Tito alle altre architetture dell'epoca flavia. Notevole è anche l'uso complesso e organico delle volte a crociera che non ha quasi pari in edifici coevi.
Vicino alle Terme c'era il palazzo di Tito che all'interno poteva esibire il celebre gruppo di Laoconte, ritrovato nella vigna de Fredis, fra le Sette Sale e S. Maria Maggiore, al tempo di Giulio II; gruppo che oggi è esposto nei Musei Vaticani.


Gruppo Laoconte - Musei Vaticani


Musei Vaticani: Gruppo Laoconte 

Il complesso subì un precoce processo di abbandono e la maggior parte dei materiali vennero utilizzati per l'edificazione di palazzi e chiese (le cappelle laterali della Chiesa del Gesù o la vasca riutilizzata per la fontana del Cortile del Belvedere in Vaticano, ora alla Sala Rotonda.

Ai primi del Novecento nel Colle Oppio c'era il roseto comunale e vi erano piantate oltre 2000 rose.
Quando venne ridisegnato da Raffaele De Vico nel 1928-32 le rovine ancora visibili nel Cinquecento, sparirono completamente.
Ne restano tracce visibili in via Nicola Salvi ad un livello più basso (i pilastri laterizi con semicolonne prospicienti il Colosseo appartengono al portico di accesso).


giovedì 7 maggio 2020

TERME DI AGRIPPA

Plastico Terme di Agrippa


Pianta di Roma all'epoca di Agrippa

Marco Vipsanio Agrippa, edile del tempo, bonificò tutta la zona meridionale del Campo Marzio (posteriore al Pantheon), compresa la direzione del Tevere. Su questa area sorsero le Terme. La costruzione ebbe inizio intorno al 25 a.C. per terminare nel 19 a.C., esse vennero alimentate dall'acquedotto dell'Acqua Vergine (oggi utilizzato per la Fontana di Trevi).
Le Terme inaugurate il 12 a.C. furono inizialmente private e gestite da Agrippa, alla sua morte, vennero lasciate in eredità al popolo romano, quindi divennero pubbliche.
Il complesso termale, oggi quasi interamente scomparso, fu antesignano delle Terme Imperiali. Si presentava come un edificio composto da una grande sala circolare coperta da una cupola attorno alla quale si articolavano ulteriori ambienti. La pianta dell’edificio, che misurava circa 100m di larghezza e 120 di lunghezza, ci è nota da un frammento della Forma Urbis 

Forma Urbis severiana

e dagli studi realizzati in età rinascimentale dall’architetto Andrea Palladio.
Inserita nel tessuto urbanistico dell'area, includeva lo Stagnum (compreso tra le attuali Corso Vittorio Emanuele e via de' Nari) e l'antico Palus Caprae (la zona bonificata da Agrippa) alimentato dell'Acqua Virgo, che aveva la funzione di piscina delle Terme.
Da esso partiva un canale, l'Euripo, che attraversava la pianura del Campo Marzio per arrivare al Tevere nei pressi del Ponte Vittorio Emanuele.
Furono ristrutturate, assieme al Pantheon, dopo l'incendio dell'80 da parte di Adriano. Altri restauri si ebbero in età severiana sotto Massenzio.
Funzionanti fino al V secolo, furono poi abbandonate intorno al VII secolo.
Le strutture vennero smantellate (per tutta l’epoca medievale) per riutilizzarne i materiali edilizi nelle nuove costruzioni realizzate nella zona del Campo Marzio.

Arco della Ciambella

Oggi, la muratura visibile dell' Arco della Ciambella (situato nell'anonima via che ha tagliato in due grande Sala Rotonda che in origine misurava 25 metri di diametro e 10 metri di altezza) è solo una parte della metà della sala, inglobata all'interno degli edifici dentro cui è rimasta anche l'esedra orientale, ampia 17m, che la affiancava. I resti dell'aula circolare si possono ammirare sopra un'edicola sacra, fra i numeri 9-10, 14-15 della stessa via. La Sala aveva una volta a cupola con un oculus al centro, tipo il Pantheon. Fino al Seicento la sala circolare era pressoché intera ed infatti veniva popolarmente chiamata lo Rotulo o lo Tondo, da cui si fa derivare la definizione di “ciambella”. L’arco venne abbattuto nel 1621 nel corso degli interventi di sistemazione urbanistica eseguiti per volontà di papa Gregorio XV.


L'arco in un cortile del Pontificio Seminario



Bolli laterizi dei vari restauri antichi

Tra le statue che componevano la ricca decorazione delle Terme vi era l’Apoxyomenos.
La statua bronzea, realizzata dallo scultore greco Lisippo e databile tra il 330 ed il 320 a.C. , rappresenta un atleta intento a detergersi il corpo con lo strigile, strumento di metallo ricurvo e con un manico usato soprattutto dagli atleti.
Rappresenta una novità in quanto il movimento delle braccia rompe la tradizione greca della staticità delle statue a tutto tondo.

Apoxyomenos di Lisippo

Oggi dell’Apoxyomenos rimane solo una copia in marmo (risalente al I secolo d.C.) rinvenuta alla metà dell’800 nel quartiere di Trastevere ed ora conservata ai Musei Vaticani.
Si racconta che Tiberio impossessatosi della statua in bronzo fu costretto a ricollocarla al proprio posto per il reclamo da parte del popolo romano.
All'interno delle terme vi erano ricche di decorazioni, pitture, mosaici e sculture, tra le altre vi è il Pignone esposto nei giardini dei Musei Vaticani.
Pignone