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mercoledì 20 maggio 2020

STADIO DI DOMIZIANO


Stadio di Domiziano                   Pazza Navona


Nell'86 Domiziano, nell'ottica di istituire il Certamen Capitolium Iovi, che prevedeva gare musicali, ginniche ed equestri, fece erigere alcune strutture per ospitare tali eventi: il Circo per le gare equestri, lo Stadio per quelle ginniche e l'Odeon per quelle musicali. 

Per quanto riguarda il Circo Massimo, dopo l'incendio del 64, Domiziano ne amplifica la struttura aumentandone la capacità di accoglienza di spettatori.
Invece in Campo Marzio, una zona caratterizzata da edifici pubblici dediti all'intrattenimento, allo spettacolo (Teatro Balbo, Pompeo e di Marcello) e alle terme (di Agrippa e di Nerone), fece erigere lo Stadio, molto probabilmente dove sorgeva il complesso del ginnasio neroniano, e l'Odeon
Campo Marzio, veniva considerato il quartiere del lusso, dell'otium, dove l'aurea Roma dei flavi andava per farsi ammirare e dove si compravano oggetti raffinati come sculture greche e vetri preziosi. In questo modo accresceva l'aspetto elegante raffinato ed ellenico dell'intero quartiere. Probabilmente non è un caso che vi venivano rappresentate manifestazioni di origine greca.
L'Odeon, dove si svolgevano competizioni letterarie e spettacoli, era un grande spazio coperto, ed era coordinato anche, topograficamente, al teatro di Pompeo dove si svolgevano invece all'aperto. 
In questo modo si creava una struttura capace di coprire tutte le esigenze di rappresentazioni sceniche, anche nei casi di pioggia, quando il Teatro di Pompeo non si poteva utilizzare.
Questo tipo di complesso era già presente nelle grandi città greche ma assente fino ad allora nella capitale dell'Impero.

Il nome stadio deriva da stadion l'unità di misura equivalente a 600 piedi (circa 180 m).  Esso è l'unico esempio di stadio in muratura eretto al di fuori della Grecia, dopo quelli costruiti in legno da Cesare ed Augusto. Prima della sua costruzione, infatti, le gare di atletica si svolgevano nel Circo Massimo o nel Circo Flaminio, in occasione delle quali venivano eretti stadi in legno smontabili dopo l'uso.

Il progetto dello Stadio si presenta come un edificio originale, una disposizione, e probabilmente un arredo interno, ideata soprattutto per gli utenti che attraversavano o utilizzavano il piano terra, che potevano disporre di ampie sale e percorsi dalle molteplici potenzialità. 
Dato che i giochi venivano celebrati ogni cinque anni, si prese in considerazione l'utilizzo dell’ambulacro esterno come un ambiente dove, nei giorni ordinari, si potessero percorrere passeggiate al coperto.

Lo Stadio di Domiziano ha forma circense (mt. 265 x 106) risulta come un rettangolo molto allungato, con un’estremità in forma di emiciclo e l’altra rettilinea e leggermente obliqua; si differenzia dal circo soprattutto per le dimensioni più ridotte e per l'assenza della spina, dell'obelisco e delle carceres. Poteva contenere fino a 30.000 spettatori.

La costruzione era in blocchi di travertino in facciata nei portici esterni e negli atri degli ingressi principali e in opera laterizia per tutto il resto; le pareti interne erano rivestite di stucco sobriamente decorato. La pista doveva essere in terra battuta. 
La facciata esterna era costituita da una doppia serie di arcate poggianti su pilastri, l'inferiore di ordine ionico, il superiore di ordine corinzio.
E' quanto mai probabile che l'ingresso principale fosse sul lato meridionale rivolto verso l'Odeon ed il Teatro di Pompeo.

Ambulacri

L’edificio era raggiungibile attraverso tre gradini ricavati direttamente tra i pilastri; era circondato da un’area pavimentata in lastre di travertino, sistemazione che facilitava l’accesso per il pubblico lungo tutto il perimetro. Le gradinate poggiavano su un sistema, che si ripete: ambulacro esterno, mediano e interno.

La fuga delle gradinate era spezzata in corrispondenza degli assi principali da palchi destinati all'imperatore e alle autorità civili e religiose. 

Stadio di Domiziano
 
 
Stadio di Domiziano

Stadio di Domiziano


Un aureo di Settimio Severo coniato dopo l'anno 202 d.C. mostra sul rovescio, in pianta e in prospetto, lo Stadio.Nella pista priva di spina e di obelisco, e pertanto non confondibile con un circo, sono raffigurati gli atleti intenti nella corsa nella lotta e nel pugilato e nel centro la proclamazione e l'incoronazione del vincitore; nella tribuna coperta con il baldacchino seduto il giudice di gara o forse l'imperatore.

Nella moneta sono riportati gli elementi essenziali del monumento e viene dato particolare risalto alla presenza di statue nei fornici superiori. 


Conio epoca Settimio Severo

E' noto che nelle immediate vicinanze dello Stadio sono stati rinvenuti gruppi marmorei e statue singole, opere di insigni artisti, che probabilmente erano ubicati nei fornici superiori o collocate nelle nicchie delle aule del piano terreno come Pasquino (gruppo raffigurante Patroclo morente sorretto da Menelao). Si ricorda inoltre un torso simile all’Apollo Liceo di Prassitele rinvenuto durante gli scavi dell’emiciclo e conservato nel monumento. L’opera di Prassitele era posta nel Ginnasio di Atene e rende la presenza di una tale statua nello Stadio di particolare significato. 

Torso somigliante all'Apollo Liceo

Oltre a questi si ritengono pertinenti all’edificio un frammento di un’oca coperta in parte da un lembo di mantello riconducibile al Pothos di Skopas, 

Oca del Pothos di Skopas

un torso in marmo riconosciuto come una copia dell’Atleta che si unge tipo Monaco, rinvenuto nel 1940 in via Zanardelli, una testa pertinente all’Apollo tipo Kassel di Fidia, e l’ Ermes che si allaccia il sandalo di Lisippo. 

Quindi tutte repliche di noti originali greci che ritraggono figure del mondo eroico e atletico adeguate alla decorazione di un edificio dedicato agli sport e agli ideali che ispiravano gli agoni. 

Al tempo di Macrino (217 d.C.), in seguito all'incendio che aveva devastato il Colosseo, lo Stadio subì lavori di adattamento per ospitare i giochi gladiatori e al tempo di Alessandro Severo (228 d.C.) venne restaurato.

Alla metà del IV secolo era ancora integro tanto da destare l'ammirazione dei visitatori ed essere ancora usato per gare di atletica che i Romani continuavano a chiamare con termine greco Agones. 
Una chiesetta dedicata a S. Agnese si stabilì in età tardo antica in uno dei fornici prospicienti via S. Maria dell'Anima, mentre durante il medioevo negli ambulacri trovarono posto stalle e magazzini; l'edificio fu successivamente ridotto a rudere dal sistematico saccheggio di marmi e travertini. 
Piazza Navona è l'eccezionale esempio della sopravvivenza topografica dello Stadio. Le case edificate sopra i resti della cavea hanno conservato e tramandato la forma dell'antico Stadio lasciando libera da costruzioni tutta l'area della pista trasformata in piazza monumentale. 
Resti dello Stadio sono infatti presenti, oltre che nei sotterranei del Palazzo dell'INA in piazza di Tor Sanguigna 16, anche in molte delle cantine delle case private prospicienti Piazza Navona e, in quantità cospicua, sotto Palazzo Pamphilj oltre i resti, da sempre conosciuti, ubicati nei sotterranei della Chiesa di S. Agnese e de L'Ecole Française de Rome.
Curiosità:
L’imperatore Domiziano fece trasportare l'obelisco, che oggi è al centro di Piazza Navona, dalla città egiziana di Assuan, poi, seguendo una prassi insolita, vi fece incidere i geroglifici che lo decorano e che cantano le lodi dell’imperatore. Domiziano vi è anche raffigurato, tra due divinità, nel momento di ricevere una corona. Non si conosce con esattezza la collocazione originaria che Domiziano aveva scelto per l’obelisco, forse il santuario di Iside in Campo Marzio. Nel IV secolo d.C., l’imperatore Massenzio lo fece trasportare nel Circo della sua Villa sull’Appia. Crollato nel medioevo, fu recuperato da Papa Innocenzo X Pamphilj e collocato al centro di Piazza Navona, all’interno del progetto di celebrazione della sua casata, realizzato nel 1651 da Gian Lorenzo Bernini. Sormontato dalla colomba dello Spirito Santo, stemma araldico della famiglia papale, l’obelisco divenne il fulcro della celebre Fontana dei Quattro Fiumi.
Piazza Navona

 
L’introduzione di agoni atletici a Roma avvenne lentamente e questa sua modalità di introduzione rivela un progressivo cambiamento di mentalità, inscrivibile nel processo di ellenizzazione della società romana. Dopo Caligola e Claudio che tentarono a loro volta di introdurre i certamina graeca, fu Nerone che nel Campo Marzio fece svolgere dei giochi quinquennali, chiamati poi neronia: un triplice certamen caratterizzato da esibizioni musicali, equestri e ginniche che si svolgevano nel ginnasio nei pressi delle Terme Neroniane , poste tra il Pantheon ed il futuro Stadio di Domiziano. Ma il costume greco non era ancora ben visto dall’aristocrazia romana, come dimostra il noto passo di Tacito in cui sono condannate le influenze greche corruttrici della morale tradizionale romana.
A differenza dei Neronia, che Nerone aveva voluto intitolare alla sua persona, i giochi voluti da Domiziano erano dedicati, accortamente, alla massima divinità del Pantheon romano, Giove Capitolino, in conformità con le Olimpie sacre a Zeus Olimpio.
L'istituzione dei Capitolia nell’86, gara quinquennale, entrò definitivamente nel calendario delle feste romane. A presiedere i giochi era lo stesso imperatore cinto sul capo da una corona d’oro con l’effigie di Giove, Giunone e Minerva e vestito di toga purpurea alla foggia greca affiancato dal Flamen Dialis (sacerdote legato al culto di Giove) e dal collegio dei sodales Flaviales che indossavano anch’essi una corona con l’immagine dello stesso imperatore, quasi fosse un dio, tra gli altri dei. 

Nello Stadio si svolgevano le gare sportive strutturate sul ciclo olimpico greco: atletica leggera (corse di vario tipo), atletica pesante (lotta, pugilato e pancrazio)


La lotta

Il pugilato

Il pancrazio

oltre alle gare riunite nel pentathlon (corsa, lancio del disco, salto, lancio del giavellotto, lotta)

Lancio del giavellotto

Lancio del disco

Il salto

La corsa

La gara più importante era la corsa dello stadio, (circa 180 metri), veniva disputata per prima, gli atleti gareggiavano con il corpo nudo e senza calzari. 
Altri tipi di corsa erano il diaulos (due stadi), il dolichos (lunghezza variabile tra i 7 e 20 stadi) e quella degli oplites, la corsa degli uomini in armi che chiudeva la rappresentazioni. Grande popolarità riscuoteva la lampadedromia, una staffetta a squadre in cui il testimone era costituito da una fiaccola che doveva rimanere accesa. Si tennero anche una gare di corsa tra fanciulle come a Sparta.
Alle gare, che si svolgevano in tarda primavera e si concludevano il 12 giugno, partecipavano atleti di professione, provenienti da ogni parte dell'Impero, anche se in massima parte provenienti dalla Grecia.
Il premio per i vincitori era costituito da una corona di foglie di quercia e di ulivo, gli alberi sacri a Giove e a Minerva, ma cosa ancor ben più importante era la cittadinanza romana. Questo determinava un altissimo numero di partecipanti, tanto che un anno non si riuscirono a disputare le Olimpiadi. Sulle tombe di alcuni agoni talora veniva ricordata una vittoria conseguita nell'Agone Capitolino. 
L’agone capitolino comunque non riuscì mai a sostituire il favore che i munera avevano presso i romani, troppo grande era la distanza che separava l’equilibrio degli agoni atletici dalla crudezza dei combattimenti gladiatori. Inoltre l’agone capitolino si disputava solo ogni cinque anni, al contrario dei munera che si celebravano molto più frequentemente. Ciononostante esso piacque ai ceti colti dell’aristocrazia e persino un imperatore come Marco Aurelio, successivamente, praticò discipline come la corsa, la lotta ed il pugilato. 
certamina gymnica nello Stadio furono disputati per molto tempo anche dopo l'avvento del Cristianesimo e l'abolizione dei giochi cruenti negli anfiteatri.

I resti dello Stadio di Domiziano sono stati dichiarati dall’ Unesco patrimonio dell’umanità e sottoposti a tutela indiretta con Decreto Ministeriale del 7 Aprile 1954.

Da vedere: Ricostruzione Stadio di Domiziano - Altair4