sabato 16 maggio 2020

IL COLOSSEO (ANFITEATRO FLAVIO)

Colosseo

Scrivere sul Colosseo è veramente un'impresa difficile. C'è tanto di quel materiale da sfogliare e leggere che fare una cernita e non cadere nella banalizzazione, di una delle 7 Meraviglie del Mondo, richiede un impegno particolare. Per dirla tutta, man mano che seguivo il percorso della storia, dalle origini di Roma, per farne una sorta di itinerario cronologico da poter visitare oggi, avevo un certo timore ad arrivare al momento del Colosseo. Forse perché quando si è sotto questo monumento si prova un'emozione tale da perdere quasi completamente il fiato. Mi sento una privilegiata ad abitare a Roma e ad essere romana.
Nulla togliendo al resto dei monumenti, che comunque hanno permesso di risalire alla storia di una città gloriosa e provare emozioni profonde, il Colosseo è la massima espressione della "grandezza" di Roma. Non nella storia stessa del monumento, che raggiunge quasi i 2000 anni, ma forse proprio per la sua imponenza. Imponenza di cui Roma è la massima espressione.

Veniamo dunque alla storia...

Dopo la morte di Nerone, ultimo Imperatore della dinastia Giulio Claudia, non avendo figli maschi, né avendo designato il suo successore prima di farsi uccidere (gli Imperatori non potevano suicidarsi), lasciò il governo di Roma vacante.
Si susseguirono 3 Imperatori nell'arco di un anno, ma nessuno di loro lascerà un segno tangibile del loro governo, finché non arrivò... il quarto Imperatore.

Vespasiano, erede della dinastia Flavia, che era stato incaricato da Nerone per reprimere la rivolta giudea, grazie alle gesta del figlio Tito, riesce a tornare a Roma vittorioso e con un ingente bottino, a scapito degli ebrei e del Tempio di Gerusalemme.
Vespasiano pensò di restituire ai cittadini romani, privati dell'area espropriata per la costruzione della Domus Aurea, un Anfiteatro per il loro divertimento ma che al tempo stesso rappresentasse la grandezza di Roma agli occhi delle altre legioni.
Dopo l'incendio di Roma non vi erano più luoghi idonei alle rappresentazioni spettacolari, fu così che nel 72 d.C. circa iniziò la costruzione dell'Anfiteatro Flavio, sull'area del laghetto della Domus. 

Vespasiano fece prosciugare e bonificare il laghetto della Domus Aurea, con canali e pompe di drenaggio, convogliando le acque fino al Tevere, pressappoco il percorso odierno di via di San Gregorio. 
Fu impiegata manodopera specializzata e le squadre furono suddivise in quattro quadranti.

Furono costruite le fondamenta con un'ampiezza ellittica di 62m, profonde tra gli otto e i dodici metri dove poggiano i pilastri e le strutture delle gradinate, mentre nella zona dell'arena sono profonde circa 4 metri. Vi si gettò calcestruzzo e leucitite, il famoso resistente cemento romano, intervallato da alcuni fognoli per l'evacuazione dell'acqua di falda e acqua piovana, per evitare allagamenti, poi si ricoprì di tufo per circa 3m di altezza e si posero blocchi di travertino di 90cm. 

Volte e arcate furono la soluzione per alleggerire l'immensa mole e renderla più stabile. Per alleggerire ancora e dare maggiore stabilità, ogni piano superiore era meno spesso di quello inferiore, infatti ogni piano all'esterno rientra leggermente dal sottostante. Una volta terminato l'elevato del monumento, si procedette all'interramento delle aree circostanti fino a raggiungere il piano attuale della piazza che venne lastricato.
Furono utilizzati 100.000m quadrati di travertino, per il cui trasporto venne appositamente costruita una strada (di 30km e larga 6) verso Tivoli e 300 tonnellate di ferro per le grappe che fissavano i blocchi fra di loro. 

Il Colosseo ha una forma ellittica (188x156metri con un perimetro di 527 metri), è formato da 3 ordini di 80 arcate con semicolonne doriche, ioniche e corinzie alte 50m. I primi tre ordini ripetono la medesima successione della facciata esterna del teatro di Marcello. 
Settantasei arcate a livello del suolo venivano utilizzate come ingressi, 1 veniva usata dall’Imperatore, 1 dai senatori, e le altre 2 dai gladiatori, una per entrare nel Colosseo, la seconda, la cosiddetta Porta Libitinaria, per uscire dal Colosseo... morti o feriti. In queste arcate erano collocate 80 statue di bronzo dorato che spiccavano sul candore del travertino con un effetto a distanza di grande splendore. Il quarto ordine è suddiviso in 80 riquadri divisi da lesene corinzie e intervallati da 40 finestrelle, tra ognuna delle quali era appeso uno scudo di bronzo dorato (posti all'era di Domiziano). Sopra le finestre c'erano tre mensole di travertino su cui erano infissi 240 pali di legno per sorreggere il velarium che serviva per riparare dal sole o dalla pioggia. 
Il velarium aveva un foro centrale che permetteva di far rinfrescare gli spettatori. I teli venivano fissati ai pali con un complesso sistema di funi ed erano fissati a terra all'esterno dell'anfiteatro affinché il peso non li facesse precipitare all'interno. Il fissaggio a terra era con funi legate a ceppi di pietra posti all'esterno della pedana in travertino su cui poggia l'Anfiteatro Flavio, e in parte sono ancora visibili. Anche qui si usavano carrugole ed argani, un complesso sistema di ingegneria che per essere manovrato richiedeva esperti di vela,è per questo che venivano impiegati i marinai.


L’arena era separata dai posti più vicini da un muro alto 4 metri e misurava 86x55 metri per una superficie totale di oltre 3.600 metri quadrati. All’interno del Colosseo, a beneficio del pubblico, erano dislocate circa 100 fontanelle.

Arena del Colosseo

I diversi settori erano separati da alti podi (precinctio), nei quali si aprivano le porte di accesso (vomitoria), protetti da transenne in marmo (risalenti ai restauri del II secolo d.c.). Sui gradini sono incise le indicazioni dei posti e sulla balaustra del podio venivano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti inferiori erano riservati. 
Gli spettatori raggiungevano il loro posto entrando dalle arcate loro riservate. Ciascuna delle 74 arcate per il pubblico era contraddistinta da un numerale, inciso sulla chiave di volta, per consentire agli spettatori di raggiungere rapidamente il proprio posto. Studiosi hanno calcolato che per far uscire tutte quelle persone in caso di emergenza servissero solo tra gli 8 e i 10 minuti!

All'interno, la cavea, con i gradini per i posti degli spettatori, era suddivisa in cinque settori orizzontali (maeniana) che avevano una pendenza di 37,5 gradi per consentire una visione ottimale da ogni posto.
I settori erano riservati a categorie diverse di pubblico: il settore inferiore, riservato ai senatori e alle loro famiglie, aveva gradini ampi e bassi che ospitavano seggi di legno (subsellia); seguivano il maenianum primum, con otto gradini di marmo, il maenianum secundum, suddiviso in imum (inferiore) e summum (superiore), ancora con gradini in marmo, e infine il maenianum summum, con circa undici gradini lignei all'interno del portico che coronava la cavea (porticus in summa cavea). Sui gradini sotto il colonnato prendevano posto le donne, e sul terrazzo sopra il colonnato, solo posti in piedi, la plebe.
Il Colosseo poteva ospitare realisticamente tra i 55.000 e le 60.000 persone.

Sezione Cavea

Inizialmente Anfiteatro Flavio, pare che fu chiamato Colosseo grazie ad una colossale statua limitrofa. Questa statua inizialmente era la figura di Nerone ed era posizionata nella Domus Aurea. Quando poi venne rimodellata per raffigurare il Dio Sole con l'apposita corona solare venne posizionata accanto al laghetto dove poi è sorto il Colosseo. Il termine Colosseo venne coniato probabilmente intorno al Medioevo. Il sito del basamento della statua colossale dopo lo spostamento è attualmente segnato da un moderno basamento in tufo. 

Basamento del Colosso

Vespasiano non riuscì a vedere la fine dei lavori perché morì dopo la costruzione dei primi due ordini, il terzo e il quarto furono terminati durante il regno di Tito, suo figlio. Nell'80 Tito inaugurò il Colosseo con spettacoli che durarono circa 100 giorni.
E' noto per i regni di Tito e successivamente di Domiziano, altro figlio di Vespasiano, lo svolgimento delle naumachie, ciò delle battaglie navali. Questo può significare che originariamente la pavimentazione del Colosseo doveva essere tale da consentire una grande portata d’acqua. Studi recenti hanno provato che è possibile, chiudendo il cancello principale, che la pressione dell’acqua raggiungesse il giusto livello e che l’arena si riempisse di quattro milioni di galloni d’acqua per una profondità di 5 piedi, entro 7 ore. 

La struttura sotterranea del Colosseo fu costruita sotto Domiziano.
I tavolati della vasta area poggiavano su una serie di muri paralleli, nei quali vennero ricavati alloggiamenti dei 64 ascensori che venivano utilizzati per trasportare le belve e i gladiatori. Montacarichi azionati da una grande ruota che schiavi muovevano dall'interno. Qui si muovevano gli schiavi per adempiere ai propri servizi, senza che gli spettatori si accorgessero di nulla e senza intralciare gli spettacoli. Qui venivano portate le belve catturate negli angoli più remoti dell'Impero. Qui sostavano i gladiatori e si preparavano alla lotta prima di salire sull'arena. Nei pressi del palco imperiale salivano alcune scalette per collegare questo con i sotterranei. Da qui partiva un altro corridoio ipogeo che aveva l'interno decorato con stucchi e granito rosa di Assuan, come lo stesso palco, corridoio che serviva all'Imperatore per raggiungere il Colosseo senza essere visto.
Nel sotterraneo si accedeva da quattro corridoi che potevano essere percorsi anche da carri.

Il Colosseo era aperto a tutti i cittadini, nella sua arena si svolgevano i giochi di intrattenimento che potevano anche durare un'intera giornata. I primi giochi furono, probabilmente le naumachie.
Soltanto l'Imperatore poteva sostenere i costi delle battaglie navali. Queste infatti richiedevano l'allagamento dell'arena e le costruzioni di vascelli somiglianti a quelli di famose battaglie che misuravano fra i 7 e i 15 metri e avevano fondi piatti per non raschiare la pavimentazione del Colosseo. A bordo di queste navi c'erano i gladiatori, vestiti come i nemici della battaglia, che lottavano, annegavano finché non riuscivano a sconfiggere tutte le altre fazioni.
Ma gli spettacoli d'acqua non si limitavano soltanto alle naumachie, si svolgevano anche spettacoli notturni di nuoto sincronizzato illuminati dalle fiaccole, e altre volte l'arena appena allagata permetteva agli aurighi di condurre corse con i carri sull'acqua, come pure le sfilate di animali che camminavano sull'acqua.


Sia la difficoltà di ricreare gli ambienti sia la necessità di sviluppare questi spettacoli che riscuotevano molto successo, portano Domiziano a deviare queste battaglie in un apposito lago ricreato nelle anse del Tevere. A questo punto fece costruire nel Colosseo i sotterranei per la realizzazione delle scenografie degli spettacoli.
Vi erano dei veri e propri programmi di spettacoli giornalieri. 
In mattinata si svolgevano le venationes, spettacoli tra animali o tra gladiatori ed animali, all'ora di pranzo si eseguivano le condanne a morte e il pomeriggio era il momento tanto atteso per le lotte tra gladiatori.
Le venationes erano apprezzate soprattutto per l'esposizione di animali esotici e rari, leoni e tigri erano quelli più acclamati.
Il condannato a morte poteva essere ucciso con colpi di spada, crocifisso, bruciato vivo o gettato in pasto alle fiere.
Per quanto riguarda i munera gladiatoria (gli spettacoli tra gladiatori), non era tanto l'efferata crudeltà che attirava e affascinava il pubblico, quanto vedere buoni combattimenti, con gladiatori che affrontavano l'avversario con coraggio e rispetto delle regole ben delineate e rigide.
Tutto questo veniva ampiamente pubblicizzato i giorni precedenti con cene in cui si potevano visionare i gladiatori stessi per farsi un'idea su chi scommettere.
Il giorno degli spettacoli sfilavano gli organizzatori preceduti dai littori, suonatori e aiutanti che leggevano al pubblico il programma e portavano le armi dei gladiatori.
Seguiva la verifica della funzionalità delle armi e poi quando l'organizzatore prendeva posto nel pulpito, i giochi potevano iniziare.
Il pubblico decideva la sorte dello sconfitto, l'organizzatore doveva tenerne conto, la morte del gladiatore determinava il pagamento, non soltanto dell'ingaggio, ma anche del valore del combattente.
Un ingaggio poteva costare dai mille ai 15mila sesterzi (si stima intorno ai 24mila euro), in base alla fama del gladiatore.
I vincitori ricevevano denaro, ghirlande, corone d'oro o pietre preziose, con il premio faceva poi un giro d'onore nell'arena. 
Agli spettatori in uscita spettava un souvenir offerto dallo sponsor. 

La differenza tra i ludi e i munera stava nell'organizzatore, solitamente i ludi erano giochi offerti dallo Stato, mentre i munera erano organizzati da personaggi facoltosi in occasioni particolari.

Negli anni, incendi, terremoti e l'uomo inflissero dei colpi piuttosto pesanti al Colosseo: Nel 217 d.c. un incendio distrusse le strutture superiori; l’edificio venne ristrutturato da Eliogabalo e da Alessandro Severo, e fu riaperto nel 222 senza che i lavori fossero terminati. Ci furono altri incendi nel 250/252 e nel 320 che crearono danni al Colosseo e ci furono altre ricostruzioni sotto Costantino e re Odoacre (Odoacre, primo dei re barbari di Roma) nel 476 - 483 d.c. Dopo la caduta dell’impero Romano ci furono altre opere di risanamento in seguito ad un altro terremoto avvenuto intorno al 484 o 508. Ad un certo punto il grande Anfiteatro Flavio fu abbandonato. Sotto Teodorico, iniziò lo smantellamento del Colosseo nella parte meridionale verso il Celio, fu lasciata intatta, infatti, la parte che dava sulla strada che portava dal Foro a San Giovanni. Questo determinò la fragilità della struttura che crollò nei successivi anni. Nel VI secolo venne adibito ad area di sepoltura; in seguito, usato come abitazione. Nell’alto medioevo il Colosseo diventò fortezza dei Frangipane e degli Annibaldi fino al 1312, quando intervenne l’imperatore Enrico VII che lo riconsegnò al Senato e quindi al popolo romano. I terremoti del 1231 e del 1349 portarono altri danni al Colosseo che oramai in rovina venne abbandonato di nuovo. Il triste destino lo fece diventare una cava di marmo usato per costruire nuovi edifici tra i quali i più noti, il palazzo Venezia e della Cancelleria. I blocchi di travertino vennero asportati o vennero usati quelli caduti per opera delle catastrofi naturali, per costruire il palazzo Barberini nel 1703 e per il porto di Ripetta. Papa Benedetto XIV, nel 1750, anno giubilare pensò a 14 edicole  da far mettere all’interno del Colosseo. Inoltre fece piantare al centro una grande croce. E fu così, per oltre un secolo: il monumento romano divenne meta della Via Crucis, che percorreva la via Sacra, simbolo del martirio cristiano. Dopo il 1870 – con l'Unità d'Italia – si perse tale “pia pratica” e così furono rimosse sia le edicole, sia la grande croce.Solo nel 1926 – con il Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa – la croce tornò al Colosseo, ma non al centro, bensì di lato. E’ il luogo dove si trova tuttora.

SITO UFFICIALE: PARCO COLOSSEO   AREA COLOSSEO


Alberto Angela: Ulisse: il piacere della scoperta



giovedì 14 maggio 2020

TEMPIO DELLA PACE O DI VESPASIANO



Tempio della Pace

Il Tempio della Pace fu voluto dall'Imperatore Vespasiano dopo la vittoria sui Giudei (71d.C.), e delle guerre si successione all'Impero, ad auspicio di un lungo periodo di pace.
Il Tempio della Pace è il terzo foro in successione dopo quello di Cesare e di Augusto. Risulta un luogo frequentato (fino al VI secolo) come santuario, giardino, luogo di studio o museo pubblico, ricco di sculture, dipinti, bottini di guerra e di una grande biblioteca letteraria e scientifica. L'appellativo Templum Pacis, noto dalle fonti antiche, ne sottolinea il carattere sacro, diverso quindi dagli altri due Fori sia per progettualità che per planimetria.
Proprio sul Macellum, il mercato di età repubblicana, distrutto dall'incendio del 64 all'epoca di Nerone, il Tempio venne eretto su una superficie di due ettari tra il Foro Romano a est, la strada denominata Argiletum a nord e una collinetta chiamata Velia a sud, quest'ultima venne sostituita da via dell'Impero nel 1932 (oggi via dei Fori Imperiali).
Il Tempio della Pace venne danneggiato dall'incendio del 192 d.C. (durante il regno di Commodo), ma fu fatto ricostruire da Settimio Severo. Lo schema architettonico riportato ai giorni nostri, infatti, è stato ricostruito in base alla pianta della Forma Urbis Severiana (Forma Urbis Romae 18x13m), realizzata in scala 1:246 nel III sec. d.C.. I frammenti delle 151 lastre marmoree erano affissi in un'aula a destra dell'aula di culto, odierna facciata della Basilica dei SS Cosma e Damiano. Sono conservati nel Museo della Civiltà Romana.

Facciata SS Cosma e Damiano

Il Foro della Pace in sostanza era una piazza rettangolare (110x135m) contornata da portici e quattro esedre. L'esedra situata sul lato nord, anche se non visitabile, è l'unica ben conservata e si trova sotto la Torre dei Conti, posta all'inizio di via Cavour. Nel portico principale erano poste colonne di granito rosa di Assuan di m 1,80 di diametro. Nel 2015, grazie al progetto della Sovrintendenza Capitolina in collaborazione con la Sovrintendenza Beni Archeologici di Roma, sono state ricostruite con i pezzi originali, tramite la tecnica dell'anastilosi, ovvero il mettere insieme, pezzo per pezzo, gli elementi originali di una costruzione andata distrutta, 7 colonne, i cui resti furono rinvenuti negli scavi 1998-2000.
Le lacune delle parti originali sono state colmate grazie a integrazioni con una selezione di inerti granitici di colorazione compatibile.
Sono stati anche restaurati il rivestimento marmoreo del podio del tempio (che sorreggeva la statua della Pax) e il massetto.

Video: ScaviTemplus Paci - Roberto Meneghini  Direttore scavi Fori Imperiali 1998-2000

(Treccani TV)



All'opposto dell'entrata principale era il Tempio vero e proprio, circondato da quattro grandi aule simmetriche (sull'area della chiesa dei SS Cosma e Damiano), due per lato, dove vi erano le biblioteche, una greca e l'altra latina (Bibliotheca Pacis). Sono state decifrate sulla base del confronto con l'articolazione planimetrica e architettonica della cosiddetta Biblioteca di Adriano ad Atene. La raccolta di testi medici sarebbe da collegare ad una scuola di medicina, interna o limitrofa al foro, nella quale insegnò il celebre medico greco Galeno (129-201 d.C). Nelle altre aule probabilmente vi era uno spazio contenente reperti sottratti al Tempio di Gerusalemme distrutto nel 70, in particolare (il tesoro di Re Salomone) la tavola per il pane di proposizione, le trombe argentate e uno dei candelabri a sette braccia, la Menorah (lampada ad olio consacrato che veniva accesa all'interno del Tempio), i quali figurano sui rilievi interni dell'arco di Tito.


Rilievi Arco di Tito


Il Tempio aveva all'interno un'unica grande sala, con un'abside sul fondo, che ospitava la statua della dea Pax, raffigurata con una figura femminile, forse seduta, alta quasi 5 metri.
L'aula aveva un sontuoso pavimento, di età severiana, in marmi colorati, composto da rotae (dischi) del diametro di 2,45 m in pavonazzetto, granito e porfido inseriti in quadrati di 3,55 m di lato, in giallo antico, all'interno di uno schema reticolare in lastre di pavonazzetto.
L'aula era all'interno della navata centrale, la quale era composta da 8 colossali colonne corinzie di marmo pentelico. La colonna situata addosso al pilastro del portale venne spostata dal tempio e posizionata sulla piazza di S. Maria Maggiore per volere di papa Paolo V.
La piazza si presentava in terra battuta ed era intervallata da podi decorati con fontane per giochi d'acqua, aiuole e statue. Infatti erano presenti anche opere arrivate dall'Oriente per arredare la Domus Aurea di Nerone, i gruppi dei Galati, provenienti da Pergamo, il Ganimede di Leochares, Ermes di Prassitele, le statue di Fidia e di Policleto e i dipinti di Nicomaco. In quest'area sono stati rinvenuti frammenti di un'enorme vasca di forma circolare in porfido rosso di età severiana.

Base di una statua di Ermes di Prassitele

Ritratto in bronzo del filosofo Crisippo -  Utilizzata
ad indicare nella biblioteca la sezione a lui dedicata.

Il Tempio della Pace subì nuovi danni nel V secolo, cui seguì l'abbandono. Intorno al VI-VII secolo una parte dell'area venne adibita a cimitero. Nell'XI secolo l'area venne utilizzata come terreno agricolo e discarica del vicino mercato nel foro di Nerva.

Ricostruzione del Tempio della Pace




Lettura: RomaMedievale e i Fori Imperiali Roberto Meneghini



mercoledì 13 maggio 2020

GUERLAIN


Boutique Vendome


Alla metà dell'Ottocento (1828) Pierre François Pascal Guerlain apre un negozio di saponi in Rue de Rivoli n. 42 a Parigi con i suoi due figli Aimée e Gabriel, dove venivano confezionali elisir, unguenti, candele e aceti (servivano a rianimare le signore che svenivano a causa dei bustini stretti!)
E' la Parigi di Carlo X che presto lascerà la corona a Luigi Filippo e quindi a Luigi-Napoleone che diverrà l'Imperatore Napoleone III.
Nel 1853 il fondatore della Maison, Pierre François Pascal Guerlain, ha la boutique al piano terra dell'Hotel Maurice e il laboratorio, allora fuori porta, in campagna nella quiete di... Place de L'Etoile (oggi Place Charles de Gaulle!). Il 
1854 è il momento del primo rossetto stick! Dalla boutique ci si accorse, infatti, che le cere delle candele colorate pigmentavano perfettamente la pelle! 
Nobili e scrittori, dame e cavalieri, quindi, frequentano la sua boutique scatenando un successo insperato. Pierre François Pascal Guerlain produce profumi su ordinazione anche "per una sola notte", e addirittura per le pagine di un giornale.
Baudelaire scrive:"vi sono profumi che cantano impulsi dello spirito e dei sensi". Pierre produce per la Casa Reale francese ma anche per quella d'Inghilterra.
La qualità di Guerlain, l'estro, la fantasia, conquistano Parigi e l'Europa.
Napoleone III vuol rimodernare la Capitale del lusso e fa di Rue de la Paix la via della raffinatezza e del prestigio.
Pierre François Pascal Guerlain con i suoi due figli Aimé e Gabriel lascia Rue de Rivoli per il nuovo quartiere che pur non ha ancora la strada lastricata... Poi trasferisce la fabbrica a Colombes sotto l'impulso che l'imperatrice Eugenia Bonaparte da' alle Maison del lusso.
Guerlain realizza per lei l'Eau de Cologne Impériale, in occasione delle nozze con l'Imperatore Napoleone III, facendo impreziosire il flacone con le 
69 api d'oro dipinte a mano api simbolo dell'Impero.

Flacone Api

Nasce il flacone Api, un'autentica icona.
Da allora, il destino dell'ape e quello di Guerlain saranno legati per sempre. Divenuta simbolo della Maison, l'ape ispira ogni sua creazione, orna i flaconi più preziosi, oggi guida lo sviluppo sostenibile.
Una genialità nella creazione che conferisce a Guerlain la nomina ufficiale di profumiere di Sua Maestà.
E' il tempo della prima vera grandeur (Corot, Delacroix, Courbert, dipingono capolavori; la contessa di Castiglione, il principe di Galles, la regina Alessandra del Belgio frequentano la Boutique Guerlain) che si conclude con l'Esposizione Universale del 1867.
Ma viene la guerra: la Prussia invade la Francia e nell'inverno glaciale del 1870, Parigi muore letteralmente di fame. Sulle tragedie del secondo Impero, nasce la Terza Repubblica che nel 1889 allestisce la sua Esposizione Universale con il signor Eiffel che costruisce la torre simbolo di Parigi, più nel futuro che nel presente, aggredito di polemiche.
Guerlain rinasce ovviamente: profuma la regina Vittoria d'Inghilterra, Isabella di Spagna, Sissi, Imperatrice d'Austria, Guerlain è "il profumo" non si discute.
Aimé e Gabriel hanno ormai sulle spalle l'eredità del padre. Ed é Aimée a continuare i grandi successi della Maison realizzando un capolavoro: Jicky, il primo profumo con oli di sintesi.Diviene il primo profumo "moderno".
Si ritiene che sia stato lui a creare la cosiddetta "Guerlinade", le note di base della firma Guerlain utilizzate per la creazione di più profumi Guerlain. Una rivoluzione che preannuncia il Novecento e la Belle epoque.
La moda rivoluziona le sembianze e le situazioni: gli uomini vestono il tight e la bombetta, la donna è stretta in corsetti, ermeticamente chiusa da bottoni e lacci. Per possederla bisogna davvero superare una specie di labirinto...
"Quando tutti i lacci sono sciolti – scrive Pierre Louys, autore del momento – la bella indossa soltanto il suo profumo: l'incenso che prelude al sacrificio".
E' il tempo delle calze nere, del French Cancan, si cena da Maxim, c'è l'aristocratico d'antica stirpe e il principe dell'industria (Hennessy del cognac); c'è la duchessa autentica e quella inventata; c'è il conte Henri de Toulouse-Lautrec che li disegna su un angolo di tovaglia di carta, Madame Curie lavora alla ricerca della penicillina, Henri Desgranges inventa il Tour de France, Jicky, profumo "nuovo" è davvero il profumo di tanta effervescenza!
Guerlain, intanto, si distingue per il suo inconfondibile stile olfattivo sempre più indirizzato verso quelle note di sintesi che i suoi colleghi definiscono sprezzantemente come artificiali. Per Guerlain invece le note sintetiche sono come dei tutori invisibili che servono ad esaltare le fragranze naturali e che possono esprimere l'infinito del sogno olfattivo.

Nel 1906 Il nipote di Aimée, Jacques Guerlain crea "Apres l'Ondée" che evoca l'odore del biancospino e del sottobosco, tutta grazia e ingenuità. La fragranza appare in un flacone detto "Luigi XVI" realizzato nel 1902 che già aveva fatto da contenitore ad altri profumi della casa, come "Sillage" o "Avril en Fleur".
Jacques intanto lavora a L'Heure Bleue, romantico penetrante "per un giorno che ha perso la sua luce e una notte che non ha ancora trovato la sua".
Un altro flacone storico uno dei primi disegnati da Raymond Guerlain, cugino di Jacques, è quello realizzato dalle Cristalleries de Baccarat nel 1912 appositamente per "L'Heure Bleue" un profumo fiorito-orientale, poetico e crepuscolare, che esprime l'atmosfera di un particolare periodo appunto: La Belle Epoque.

L'Heure Bleu

E' il 1912, preludio dell'inferno che verrà. Nel '14 Guerlain fa in tempo ad aprire il suo secondo negozio in Avenue des Champs-Elysées, non rinnova l'affitto di Rue de la Paix e solo nel '35 si installerà definitivament in Place Vendôme.
L'Heure Bleue nei terribili anni della Grande Guerra sarà il profumo della felicità perduta, respirato nel fango delle trincee sul fazzoletto lasciato in pegno.
Evoluzione e miseria fanno seguito ai tre anni della Grande Guerra. C'è dispersione di idee, dispersione di usi e costumi, mescolanze di modi. Arriva l'elettricità e Parigi diventa la Ville Lumière. La moda ha trovato in Coco Chanel la massima autocritica. Si scoprono le caviglie, la biancheria intima simbolo della Belle Epoque, si semplifica. Si scopre qualcosa di nuovo, lo sport, l'aviazione. La traversata dell'Atlantico diventa una sfida costante al primato di Lindbergh. Per la donna sono tempi di quasi annullamento della seduzione. Ma sull'Orient Express e sulla Transiberiana si cullano sogni repressi. Puccini scrive Tosca e Bohème e Madame Butterfly. Nasce il fascino dell'Oriente, del Giappone. Lo scrittore Claude Ferrère affascina Jacques Guerlain con la storia delle sue eroine, una delle quali è Mitsouko. Che diventa un altro profumo capolavoro. Un successo immediato nell'età delle ragazze maschietto che trovano in Mitsouko un tocco di seduzione. La parola Mitsouko è il nome dell'eroina del racconto di Claude Farrère La bataille. La storia ambientata in Giappone durante la guerra russo-giapponese, racconta l'amore impossibile fra un ufficiale inglese e Mitsouko, la moglie di Tōgō Heihachirō. Parigi e il mondo sono ora (1919) una grande festa cosmopolita. Lo scrive anche Hemingway che la frequenta, così come l'Aga Khan, Stravinsky, Dalì, Picasso.
Dal 1920 al 1939 è tempo di tango ma anche di jazz e charleston. "Il mondo è una festa" scrive Hemingway, Cocteau ribatte "e io con lui sono un fuoco di paglia che arde all'infinito".
La moda si ispirava al gusto orientale e le donne volevano sentirsi odalische misteriose ed enigmatiche, regine della notte sensuali e ammalianti.
Jacques Guerlain traduce le bizzarrie del tempo e le contraddizioni dei sogni creando nel 1921 Shalimar un profumo destinato entrare nel novero dei capolavori della profumeria ispirato a una delle più struggenti storie d'amore orientali, ambientata nel XVII secolo.
Fu presentato al pubblico solo nel 1925 all'Esposizione delle Arti Decorative a Parigi, al Grand Palais. In seguito al successo ottenuto a bordo del transatlantico Normandie, in occasione di una traversata verso New York di Raymond Guerlain (cugino di Jacques) e di sua moglie, Shalimar venne lanciato in anteprima negli Stati Uniti.
Shalimar (in sanscrito significa dimora o sala dell'amore), ricalca il nome dei fantastici giardini Shalimar che furono voluti dall'Imperatore Shah Jahan attorno al Mausoleo del Taj Mahal costruito appositamente per la precoce morte della Principessa Mumtaz Mahal.


Racchiuso in una bottiglia disegnata da Raymond Guerlain e realizzata da Baccarat, Shalimar di Guerlain è costruito su una paradossale armonia di fragranze formata da una testa di frizzanti note agrumate, un cuore di Patchouli e morbido fondo di vaniglia.
Shalimar è uno dei profumi più amati di tutti i tempi.

Shalimar

Passando di successo in successo la Maison arriva così all'ultima generazione di creatori.
Jean Paul Guerlain è il nipote di Jacques Guerlain. Jean Paul Guerlain dimostra di avere lo stesso straordinario naso appartenuto a tutti i suoi predecessori. Riconosce infatti ben 3000 diverse sfumature di profumi e odori e anche lo stesso talento come ideatore di nuove fragranze.
Prima ha assistito, e poi ha creato la sua prima offerta "da solista", l'ormai famoso Vetiver (1959). Altre sue famose creazioni includono Habit Rouge un fantastico mix di note orientali legnose e speziate che si rivela caldo ed elegante , Chamade, Eau de Guerlain e Nahema.
Significativa per capire lo spirito che anima le sue creazioni è certamente la frase "il profumo è la forma più intensa del ricordo" divenuto ormai il motto fondante della filosofia della Maison parigina.
Nel 1933 viene creata la fragranza "Vol de nuit" dedicata ad Antoine de Saint-Exupéry.
Contenuta in flacone raggiato che richiama visivamente l'effetto dato dalle eliche di un aereo in partenza, ancora oggi a 90 anni di distanza "Vol de nuit" rappresenta un ambito trofeo per collezionisti.
Quindi ben 5 generazioni si sono avvicendate alla guida del prestigioso marchio fino al 1994, quando fu acquisita da Louis Vuitton Moet Hennessy (LVMH).
Nel 2002, l'eredità familiare di Guerlain termina con la pensione di Jean-Paul Guerlain, sebbene continuasse a lavorare per la casa come consulente.
Nel 2008 Thierry Wasser è stato nominato profumiere interno ufficiale di Guerlain.
Se esiste un Santuario del profumo questo è proprio la Boutique in Champs-Elysée numero 68 di Parigi, è un indirizzo obbligato per gli appassionati di fragranze.
Più di un secolo fa la famiglia Guerlain ha incaricato Charles Mewès, l'architetto del Ritz di Parigi, di costruire la Boutique storica di Champs-Elysée.
Terminata la costruzione, gli interni sono decorati da designers come Jean Michel Frank, Christian Bérard, Diego Giacometti, Andrée Putman.
Tempio allegorico della Bellezza il palazzo Art Noveau è stato ripensato dall'architetto americano Peter Marino nel giugno 2005.
Gli interni originali grigi di Jean Michel Frank sono stati restaurati, al primo piano la Galleria degli specchi è illuminata dai riflessi dorati delle appliques firmate Baccarat.
Un gesso del Re Sole, il primo appassionato di profumi e il logo Guerlain troneggiano in fondo alla galleria.

Boutique in Champs-Elysée


Boutique in Champs-Elysée


Ogni anno il 20 maggio si festeggia il World Bee Day Guerlain dal 2008 lo festeggia con iniziative volte a sensibilizzare la tutela delle api. Dal 2005 collabora costantemente con la Good Planet Foundation di Parigi.
Dal 2010 ha istituito un programma di filantropia per lo sviluppo sostenibile, per finanziare gli apicoltori e promuovere l'importanza del loro lavoro e proteggere meglio le api.
Guerlain utilizza materie prime naturali per i suoi prodotti. Circa l'80% nei profumi e circa l'87% nello skincare dove troviamo il miele e la pappa reale delle api nere di Ouessant
e le orchidee, che tutela tramite il programma Orchidarium Guerlain.

Se non vi siete innamorati ora... 😍😍😍

lunedì 11 maggio 2020

SALVADOR DALI'

Salvador Dalì



Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Salvador Dalí, 11 maggio 1904.
Gli stessi anni dei miei nonni all'incirca, quanta storia, quante diversità!
La mia curiosità per Salvador Dalí nasce grazie ad uno dei quadri che mio padre comprò (alla fiera dell'Est...😁). Subì il fascino del surrealismo...
Nel 1998 ho iniziato a lavorare in profumeria e... Le "bocche" di Dalí spiccavano tra gli scaffali...
Boutique Figueres

Lo scorso anno scorrendo materiale turistico della città di Barcellona mi sono imbattuta in una pubblicità del tour di Figueres al Teatro-Museo Dalí... Beh non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione... Così ho preso il treno e sono andata a Figueres...

Dalí nasce quindi in Catalogna nel 1904. Venne a contatto, già in giovane età, con artisti ai margini del canone ufficiale. Questo fu importante perchè gli consentì di ampliare le sue visioni ed escludere i pregiudizi che dettava l'arte in quel periodo, in più lo stimolò a muovere i primi passi nel disegno. I genitori si accorsero delle potenzialità del piccolo e lo avviarono agli studi artistici.
All'età di 12 anni scoprì un dipinto di Ramon Pichot, un conoscente di famiglia che frequentava ambienti modernisti. Egli si identificò immediatemente nello stile impressionista. I suoi primi dipinti avevano colori vibranti e luminosi. I paesaggi che impresse nella tela furono la baia di Cadaqués e Cap de Creus
Ritratto di mio padre 1920 - Figueres

Di questi anni è pure Ritratto di mio padre 
dove inizia a cogliere i primi aspetti della psiche umana.
Nel 1919 per la prima volta mostrò in pubblico le sue opere nella Chiesa di Figueres.
Intorno al 1921 le sue pitture furono arricchite con elementi tratti dal pointilisme, dall'espressionismo e dal fauvisme. In questo periodo le sue opere fanno riferimento anche a pittori classici,tra i quali, Velázquez, Goya, El Greco e, soprattutto, Raffaello che gli ispirò l'Autoritratto con collo raffaellesco. 
Autoritratto con collo raffaellesco 1921


Nel 1922 Dalí si trasferì a Madrid nella Residenza Studentesca, un collegio universitario di stampo progressistaDove poté arricchire la sua formazione intellettuale e lo scambio interdisciplinare con gli altri studenti. Qui fece amicizia con il cineasta Luis Buñuel e il poeta Federico García Lorca. Studiò Belle Arti presso la Reale Accademia di San Fernando la più prestigiosa del Paese.
Il rapporto con García Lorca fu intenso e contrassegnato da tensione sessuale e da contrasti di personalità che sfociò nell'elaborazione di soggetti come la frustrazione amorosa.
Dalí in questo periodo sperimenta tecniche ed idee di diverse correnti, servendosi del cubismo, del futurismo, dalla pittura metafisica e da un tocco di ... neoclassicismo.
La sua popolarità crebbe nel 1925 quando mostrò il proprio talento all'Esposizione della Società degli Artisti Iberici di Madrid e alla personale di Barcellona presso le Gallerie Dalmau.

Carne di Gallina inaugurale 1928 - Figueres

Nell 1926 Dalí visitò Parigi, frequentò i caffè parigini, punti d'incontro per gli spagnoli che volevano farsi spazio nell'ambiente culturale della città, incontrò Picasso, visitò il Louvre ammirando le opere di Leonardo, Raffaello e Ingres, e si convinse che, una volta rientrato a Madrid si sarebbe trasferito nella capitale francese. Questo chiaramente significava dover abbandonare gli studi alla prestigiosa Accademia e fece in modo di farsi cacciare sfidando l'istituzione. Rifiutò di farsi esaminare da un tribunale che, secondo lui, non era in grado di valutarlo. Tornò però a Figueres sperimentando nuove fasi espressive.
Nel 1927 si avvicinò al surrealismo, movimento artistico e letterario erede del dadaismo che propugnava la validità del mondo dei sogni e degli impulsi. Si ispirò alle opere di Yves Tanguy e Joan Miró ridefinendo il proprio stile. Iniziò a dipingere semipiani delimitati da una linea, caratteristici del pre-surrealismo, e spazi onirici con figure apparentemente prive di vincoli tra loro.
Alla fine degli anni venti il surrealismo conobbe una crisi dovuta all'allontanamento di artisti che vedevano limitata la loro libertà di espressione a causa della vicinanza del capo del movimento, André Breton, con il comunismo. Dalí contribuì successivamente ad innalzare il livello dello stile sia dal punto di vista teorico che nell'iconografia.
Nel 1929 tornò a Parigi per collaborare con Luis Buñuel alla realizzazione del cortometraggio Un chien andalu. Stabilì nuovi contatti grazie a Joan Miró che gli presentò il gallerista belga Camille Goemans, il quale a sua volta gli presentò René Magritte e il poeta surrealista Paul Éluard, le cui idee affascinarono totalmente Dalí.

Partendo dalle teorie di Sigmund Freud sull'interpretazione dei sogni, il pittore dedicò scene prodotte da allucinazioni basato sulla sistematizzazione delle idee e delle immagini più intime.
Il gioco lugubre 1929
Il gioco lugubre

Il gioco lugubre fu il primo quadro realizzato da Salvador Dalí dopo il suo ingresso nel gruppo dei surrealisti, questa tela provocò sconcerto e disapprovazione da parte degli altri componenti. Il quadro anticipa molti elementi stilistici comuni alla produzione successiva di Dalí, soprattutto la sommatoria di elementi deformati in spazi costruiti in ardite prospettive.La tela, ispirata da una forte credenza nelle teorie freudiane, raffigura in modo inquietante simboli relativi alle fobie infantili, ai sensi di colpa e in particolare alla masturbazione. Al centro la grande testa con una enorme cavalletta posata ove dovrebbero trovarsi le labbra; sopra e sotto di essa fluttuano sogni e ricordi rimossi, tra cui si nota un'enorme presenza di elementi sessuali. A sinistra, su un piedistallo, vi è una statua la cui enorme mano è un'allegoria dell'autoerotismo, mentre il senso di vergogna che accompagna tale pratica è esplicitato in essa nel gesto di coprirsi il viso. Ma la figura più angosciante all'interno del quadro è l'uomo in basso a destra: con le sue mutande macchiate di escrementi, l'espressione perversa del volto e uno straccio insaguinato in mano (simbolo dell'evirazione) sconvolse perfino gli altri aderenti al Surrealismo.(Prof. Grilletto)

Dalí si servì di immagini simboliche come la testa dormiente, la locusta, le formiche, i leoni e le pietre, che appariranno spesso nelle sue opere.
L'estate del 1929 a Cadaqués ricevette la visita di Goemans con Buñuel, i coniugi Magritte e Paul Éluard con la moglie Gala. Nata nel 1894 a Kazan (Russia) con il nome di Elena Ivanovna Diakonova, Gala spiccava con la sua personalità seducente che ne aveva fatto la musa dei principali artisti surrealisti. Subirono il fascino reciproco e iniziarono una relazione amorosa con l'approvazione di Éluard. Sotto l'influsso di Gala che lo aiutò a disinibirsi, l'artista iniziò a dipingere Il grande masturbatore


Il grande masturbatore 1929 - Madrid



Un autoritratto geniale. Dalla psicanalisi alla fellatio, dall’ossessione per le forme molli, alle rocce tipiche dei dintorni di Cadaqués. E poi cavallette, simboli fallici, note autobiografiche e citazioni colte, da Bosch ai Preraffaelliti. Su tutto un’immensa capacità tecnica e visionaria…(Sonia Gallesio) 

La prima mostra di Dalí a Parigi è un successo. Di questo periodo è anche la rottura dei rapporti con la famiglia, oltre alla disapprovazione del legame con Gala, le tensioni sfociarono nella rottura quando il padre lesse su un quotidiano di Barcellona che a Parigi il figlio aveva esposto un disegno del Sacro Cuore con la scritta "A volte, sputo per piacere sul ritratto di mia madre". Indignato, il padre pretese la smentita pubblica, Dalí rifiutò, forse per timore di essere allontanato dai surrealisti, e il 28 dicembre 1929 fu cacciato a forza dalla casa paterna e diseredato. In seguito Dalí sostenne che, in risposta, mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli "Tieni. Ora non ti devo più nulla!".

Acquistò nel 1930 una casa a Portlligat, un piccolo paese situato a Cap de Creus, fonte di inesauribile ispirazione.
La persistenza della memoria 1931 - MOMA NY

Proprio nel paesaggio di Portlligat ambienta La persistenza della memoria, un'opera dove esprime l'ansia dell'essere umano di controllare il tempo.Dalí diede una spiegazione di come elaborò la forma degli orologi molli. L’artista si trovò ad osservare una fetta di formaggio Camembert che si stava sciogliendo al sole.
Degli anni '30 elaborò un sistema di lavoro che battezzò paranoico-critico ispirato agli studi psicoanalitici di Jacques Lacan. Con questa volle ribadire il valore dell'interpretazione della realtà in funzione delle osservazioni personali.
Una delle formule chiave del procedimento consisteva nell'elaborazione di immagini doppie o multiple, capaci di liberare l'immaginazione degli spettatori e di lasciare quindi spazio a diverse interpretazioni. La distorsione ottica delle figure fu un altro strumento di cui il pittore si servì per materializzare il suo metodo.
L'uso del metodo paranoico-critico sfociò nella comparsa di immagini ricorrenti. Il pane, considerato l'alimento basico dell'uomo e simbolo della vita vincolato alla tradizione religiosa, era una metafora del desiderio sessuale, dato che assumeva forme falliche, mentre le uova sono state interpretate come un'allusione alla fecondazione o al ritorno nell'utero materno. Le bistecche costituivano invece una rappresentazione dell'erotismo della fantasia di divorare la persona amata.
Segue un periodo in cui Dalí si concentrò intorno a L'Angelus di Millet che, come lui affermò, quest'opera lo riportava all'infanzia e rappresentava le sue paure più profonde. Secondo DalÍ conteneva allusioni occulte all'angoscia edipica.


Nel Febbraio del '34 si creano tensioni con Breton a causa di un quadro presentato al Salon des Indépendents, L'enigma di Guglielmo Tell, nell'opera appare un forma anatomica sporporzionata con il volto di Lenin. Breton indì una riunione d'urgenza per l'espulsione di Dalí dai surrealisti. Egli si presentò con diversi maglioni di lana e un termometro in bocca, trasformando il processo in uno spettacolo esilarante. Ottenne l'assoluzione dai suoi compagni e indirettamente la propria indipendenza intellettuale.
A novembre sbarcò a New York, ci fu una mostra organizzata da Julien Levy con più di una ventina di quadri e fu un successo. Consapevole delle opportunità commerciali offerte dagli Stati Uniti, Dalì diede ampio sfoggio della sua stravaganza per attirare l'attenzione del pubblico. In una festa di commiato gli invitati erano tenuti a presentarsi mascherati: dovevano rappresentare il sogno preferito. Dalí fece la comparsa con la testa bendata e una teca sul petto che conteneva un reggiseno in omaggio all'organizzatrice dell'evento, Caresse Crosby, inventrice del suddetto capo di abbigliamento femminile.
Allo scoppio della guerra civile, nel 1936, Dalí si trovava a Londra per un esposizione surrealista, in attesa dello sviluppo degli avvenimenti, il pittore si trasferì a Parigi.
L'assassinio di García Lorca a Granada da parte dei fascisti fu un colpo molto duro per l'artista che decise di rifugiarsi nel lavoro e mostrare un'apparente neutralità politica.
A questo periodo appartiene Costruzione molle con fagioli bolliti, simbolo della lotta fratricida, in cui contrappose la luminosità del paesaggio mediterraneo alla crudezza di un essere mostruoso formato da diverse parti di un corpo umano che strangola e calpesta se stesso, un'autodistruzione.

Il pittore poteva contare sull'appoggio economico di Edward James, un mecenate britannico, che gli consentì di dedicarsi interamente alla creazione delle sue opere. Grazie alla sua conoscenza della psicoanalisi creò nuovi simboli. I cassetti aperti furono uno dei suoi contributi più efficaci: inseriti nel corpo femminile, fungevano da metafora dei segreti che non osiamo raccontare di noi stessi e che possono venire alla luce solo grazie alla terapia.

Teatro Museo Dalí Figueres


Oltre che a rinnovare l'iconografia, Dalí continuò sviluppare il metodo paranoico-critico. Il frutto più ambizioso di questo metodo fu la Metamorfosi di Narciso. Sperimentò l'uso delle immagini doppie per rappresentare diversi concetti, il dramma umano dell'amore, l'ambiguità sessuale, la trasformazione nella morte e l'influsso di Gala. Ebbe modo di presentare l'opera a Freud, il quale in una lettera gli scrisse: Non è l’inconscio che cerco nei suoi quadri, ma il conscio. […] Il suo mistero si manifesta apertamente. L’immagine è solo un meccanismo per rivelarlo. 


Metamorfosi di Narciso 1937
Il tramonto è scelto da Dalí: la fine di una giornata e la fine di una vita a sedurre e sedursi. Narciso è avvolto dall’impossibilità che lo consuma sulla sponda del lago, il volto nascosto, la testa su un ginocchio, i riccioli biondi legati in una coda mossa dal vento e, di fianco, il suo doppio: la metamorfosi. Il nuovo Narciso è un fiore nato da un uovo tenuto da una mano pietrificata come un fossile. Dall’amore per se stessi, passando per la morte, nasce il vero amore. (Maria Pia Masella)

Cigni che riflettono elefanti 1937

 Nel 1939 Dalí venne espulso dal movimento surrealista, accusato da Breton di voler lusingare i potenziali mecenati. Inoltre L'espulsione fu dovuta anche a L'enigma di Hitler, dove si servì di un telefono per esprimere la mancanza di comunicazione e l'angoscia dei paesi europei di fronte all'avanzata del nazismo.

L'enigma di Hitler 1939


Allo scoppio della seconda guerra mondiale il pittore poteva contare su risorse economiche sufficienti a garantirsi la propria tranquillità.
Nell'agosto del 1940 Dalí e Gala si trasferiscono negli Stati Uniti dalla loro amica e mecenate Caresse Crosby, qui si dedica alla sua autobiografia La vita segreta di Salvador Dalí pensata per esaltare i suoi successi ed il suo personaggio.
Dopo il 1941 ci fu, per lui, un ritorno al classicismo e alla preoccupazione per la forma anche se le opere mostravano sempre immagini irrazionali. Nello stesso anno ci fu a New York un'esposizione antologica di Dalí e Miró, il successo permise di replicare in altre otto citta.
Dal 1943 Dalí potè contare sull'appoggio dei coniugi Reynold ed Eleonor Morse. Inoltre nel difficile periodo post guerra, realizzò numerosi ritratti di società , illustrò riviste, libri e campagne pubblicitarie.

Anticipò il sorgere della pop-art introducendo una bottiglia di Coca-Cola nella composizione.

Poesia d'America - Gli atleti cosmici 1943 - Figueres

Stimolato dal successo dell'autobiografia, pubblicata nel '43, Dalí cominciò a scrivere il romanzo Volti nascosti. Ispirato da Balzac e Stendhal, il libro fu un ulteriore passo verso l'essere considerato un artista totale. Creò il ballettoTristano pazzo (definito paranoico), e collaborò con Hitchcock nel film Spellbound. I dipinti nel frattempo spaziavano da composizioni oniriche ad oli realisti.


Fondale per il balletto Labirinto 1941 - Figueres

Il cestino di pane 1945 - Figueres

Nel 1946 lavorò con Walt Disney alla produzione di un cortometraggio intitolato Destino.

Oltre a realizzare anche illustrazioni per il Macbeth di Shakespeare e il Don Chisciotte della Mancia di Miguel Cervantes, cercò di riavvinarsi al cinema partecipando a un concorso bandito per il film Bel AmiDalí partecipò con La tentazione di Sant'Antonio, un'opera che conteneva le sue nuove icone, gli elefanti dalle lunghe zampe, portatori di oggetti simbolici come il misticismo, la leggerezza e l'assenza di gravità.


La tentazione di Sant'Antonio


Nel 1948 Dalí riprese la sua carriera di scrittore con la pubblicazione di 50 segreti magici per dipingere . Il libro includeva consigli di ogni genere per chi desiderava seguire i passi dell'artista. In questo libro il pittore faceva riferimenti alla monarchia assoluta oltre all'esigenza di trovare la fede. Fu così che, riavvicinatosi alla dittatura spagnola, poté rientrare in Spagna. 

Leda atomica 1949 - Figueres

Nel 1949 inaugurò la tappa mistico-nucleare con La Madonna di Portlligat , rimandando al quadro Leda Atomica, l'olio rappresentava Maria Vergine con il volto di Gala che galleggia nello spazio, in una rielaborazione in stile rinascimentale dell'universo subatomico.
La singolare Madonna ottenne l'approvazione di Pio XII durante un incontro svoltosi a Roma. Il pittore, quindi, continuò la fase dell'iconografia cristiana e del sentimento religioso.
Produsse capolavori quali Cristo San Giovanni della Croce, in cui si servì della prospettiva e del chiaroscuro barocco.
Teatro Museo Dalí Figueres

Nello stesso anno si dedicò all'arte orafa. L'italiano Fulco di Verdura, lo aiutò a realizzare magnifici articoli di oreficeria. L'artista disegnava i pezzi con la maggior precisione possibile, specificando le forme e i colori che dovevano essere usati. Dalí sceglieva anche i materiali, basandosi sugli aspetti simbolici dei metalli nobili. Secondo Dalí le opere erano oggetti di pura bellezza, concepiti per elevare l'anima e stimolare l'immaginazione degli osservatori. 

L'ascensione di Santa Cecilia 1955 - Figueres

All'inizio degli anni '50, Dalí tenne una conferenza dove predisse un futuro di splendori per l'arte religiosa. Le idee esposte furono utilizzate per il Manifesto mistico, un testo pubblicato nel 1951 dove proclamava la decadenza dell'arte contemporanea e sulla necessità di adottare la cosiddetta mistica paranoico-critica, una pittura basata sulla interiorizzazione dei progressi scientifici e la ricerca dell'estasi spirituale. Dalí trasferì questo approccio ne L'ascensione di Santa Cecilia e Galatea delle sfere in cui creò immagini dall'aspetto tridimensionale ispirandosi alle teorie della disintegrazione dell'atomo.
Gli studi sull'organizzazione della materia sfociarono nell'apparizione di una figura ossessiva: il corno del rinoceronte. Secondo l'artista questa immagine era sotto forma logaritmica perfetta a partire dalla quale si strutturano tutti gli elementi. Inoltre in un testo poetico (i Canti di Maldoror scritto dal conte di Lautéamont) Dio si trasforma proprio nel rinoceronte.


Le corna del rinoceronte iniziarono a insinuarsi in diverse opere.
Nel 1953 in seguito alla pubblicazione della struttura del DNA, il pittore sentì una forte attrazione per le molecole. Secondo Dalì il DNA era la prova ultima dell'esistenza di Dio.
Con questa visione il linguaggio molecolare si inserì perfettamente all'interno della visione mistica paranoico-critica.
Alla fine degli anni '50 lavorò ad una serie di opere di dimensioni monumentali contraddistinte dall'uso di grandi panoramiche e un'attenzione ossessiva per i particolari. L'artista voleva rendere omaggio alla pittura francese del XIX secolo.
La svolta fu accolta con ostilità dalla critica, tuttavia non si lasciò scoraggiare.

L'8 agosto 1958 Dalí e Gala contrassero matrimonio religioso. Con questo gesto il pittore volle esprimere l'affetto per colei che fu moglie, musa, rappresentante artistica e amministratrice. Sempre idealizzata la figura di Gala appare in gran parte tra gli anni '60 e '70. In questo periodo realizzò Gala nuda di spalle. La schiena di Gala appare anche al centro di Gala nuda che guarda il mare e a 18 metri appare il presidente Lincoln, introducendo i concetti della cibernetica che gli consentirono di creare un'illusione ottica.



Gala nuda di spalle 1960 - Figueres

Gala nuda che guarda il mare e a 18 metri
appare il presidente Lincoln 1975 - Figueres.
Osservate l'immagine da vicino e da lontano!

Dagli anni '70 Dalí ridusse la sua attività pittorica ma non rinunciò a nuove avventure. Cominciò a studiare la stereoscopia, una tecnica che permetteva di creare un effetto in rilievo usando due quadri quasi identici e un sistema di specchi.



Dalì  di spalle che dipinge Gala di spalle eternizzata
da sei cornee virtuali provvisoriamente riflesse
in sei veri specchi 1972 Figueres


Teatro Museo Dalí Figueres






















Usò questo metodo anche per produrre opere olografe sfruttando il laser per creare immagini tridimensionali. Secondo Dalí l'uso della terza dimensione non mirava solo a trasmettere la profondità ma ad accedere all'immortalità. Parallelamente ai suoi esperimenti ottici, promosse la creazione del Teatro-Museo Dalí di Figueres, sua città natale.

Una crisi economica e di coppia segnò la crisi di Dalì (Gala tra i suoi numerosi amanti aveva sperperato più di un milione di dollari e regalato opere importanti di Dalì a Jeff Fenholt, vocalist di Jesus Christ Superstar). Il periodo peggiore ha inizio a partire dal 1974 quando l'artista viene implicato nello scandalo di 40000 fogli in bianco che recano la sua firma.
Il 28 settembre del1974 il Teatro-Museo di Dalí apre al pubblico (giorno in cui è nato mio fratello!)
Tra le altre opere, evidenziate sopra, nel museo vi si trovano: il sofà a forma di labbra di Mae West, il sarcofago con i circuiti elettronici, il letto di Napoleone III.
Dopo tumultuosi eventi di coppia, Gala, ormai ultrasettantenne, confessò la vera ragione del ricovero in ospedale che poi l’avrebbe condotta alla morte.

Sarebbe stato Dalí a procurarle la fatale frattura al bacino, dopo averla malmenata e gettata a terra. Questa versione dei fatti confermerebbe la tumultuosa natura del loro legame, conclusosi con un ulteriore colpo di scena. Consapevole del desiderio della moglie di essere sepolta nel loro castello a Girona, Dalí commissionò il trafugamento del suo cadavere alla volta del maniero spagnolo. L’artista assoldò inoltre un’equipe di medici per fare imbalsamare Gala che, vestita con il suo abito Dior preferito, è stata sepolta nella cripta del castello.Gala muore il 10 giugno 1982. La collezione di quadri che Salvador le aveva regalato, per volontà di lei, rientrarono al Teatro-Museo di Figueres.


Teatro Museo Dalí - Figueres
Le sue ultime opere saranno ispirate soprattutto ai pittori italiani, in particolare a Michelangelo e a Raffaello.Dalí Morirà a Figueres il 23 gennaio del 1989 a 84 anni. E' sepolto nel Teatro Museo.


Teatro Museo Dalí - Figueres


Figueres (Piazza)


Mostra in corso Carrières de Lumières